Separati dalla realtà

Ricapitolando: assente Beppe Grillo fondatore e guida morale, rimasto insolitamente taciturno e distante. Assente Casaleggio “perché tutto deciso”, col paradosso che finanche chi è stato considerato il punto massimo della “falsità” del M5s in quanto titolare di una piattaforma opaca, ora è il punto massimo del contatto con la realtà e, in quanti tale, da ignorare, perché quei voti, più o meno veri, devono comunque essere estromessi in quanto turbano un equilibrio che non si può turbare. Anche l’addolorato e appassionato richiamo ad affrontare la realtà da parte Marco Travaglio, uno che in questi anni certo non ha dimostrato una ostilità pregiudiziale verso il Movimento è rimasto inascoltato.

La realtà, insomma, come intruso da tenere fuori. Il che conferma la trasformazione – se preferite, l’inesorabile declino – di un grande movimento in un partitino che, dei partitini ha assunto una certa logica minoritaria, propria di chi non riesce a parlare di altro se non di sé a se stesso, e non più al paese del paese. Declino che ha molto a che fare con l’avvitamento attorno ai due nodi di fondo attorno a cui il politicismo ha ormai raggiunto il parossismo, perché c’è poco da fare: in tutto il mondo le grandi democrazie si organizzano in due grandi campi, da destra e la sinistra, e a un certo punto non può funzionare dichiararsi “né di destra né di sinistra” dopo aver governato con l’una e con l’altra, affidando l’anima alla permanenza un potere senz’anima. E in tutto il mondo questa discussione avviene, nei partiti, con meccanismi di democrazia interna che consentono un confronto su queste opzioni.

Detta in modo in po’ tranchant. Anche questa volta, alla fine dell’alato dibattito non si capisce se il Movimento sia impegnato a costruire un campo alternativo alla destra e chi e dove deciderà il suo orizzonte strategico. L’unica cosa che si capisce, e questa non è una novità anzi è l’unica certezza, è l’irreversibilità della scelta del governo che coincide con la sopravvivenza di una classe dirigente diventata Casta, disinvoltamente passata dal “mai alleanze” ad “alleanze con chiunque pur di conservare i nostri obiettivi” a governo a prescindere. A prescindere anche dall’anima, smarrita anche nel voto col calar delle tenebre di un provvedimento “salva-Mediaset”, innominato anche dalla barricadera del Movimento, che in altri tempi sarebbe stato oggetto di fuochi e fiamme.

Il “contatto con la gente” irrompe nel saluto, molto natalizio nei toni, rassicurante, del presidente del Consiglio, come “sfida” che chi governa deve sempre tener presente, assieme alla ricerca di un nuovo “umanesimo”. Peccato che, al momento, sia vietato dai dpcm dallo stesso varati che prevedono distanziamento sociale. Davvero, cronache dall’iperuranio.

L’HUFFPOST

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