I localismi frenano le scelte

di Ernesto Galli della Loggia

I localismi frenano le scelte

Non è il Covid che sta mettendo in ginocchio l’Italia. O meglio non è solo
il Covid: è il Covid e le Regioni, il micidiale intreccio delle due cose.
L’opinione pubblica sembra convincersene ogni giorno di più, sicché quando ci sarà il tempo e la calma bisognerà assolutamente rivedere l’ordinamento regionale attuale, magari allo scopo — mi permetto di suggerire — di tornare alla Costituzione. Alla Costituzione originaria, intendo, quella in vigore dal 1948 al 2001. Prima cioè che una decisione sciagurata spingesse la Sinistra a modificare l’ordinamento della Repubblica assegnando alle Regioni una somma di poteri che ne hanno fatto un virtuale contropotere dello Stato centrale.
I padri costituenti previdero l’esistenza di una struttura regionale ma saggiamente ne limitarono la portata a un ambito rigorosamente amministrativo, secondo quello che era stato l’auspicio delle forze democratiche fin dall’Unità. Fu in tale prospettiva che nel 1970 s’iniziò ad attuare il dettato costituzionale, ad esempio prescrivendo (pare di sognare) che le Regioni potessero assumere direttamente personale ma solo in misura minima, dovendosi perlopiù servire di quello trasferito loro dalle varie amministrazioni statali. Un pio desiderio, come fu subito chiaro. A partire dal 1970, infatti, le Regioni in un modo o nell’altro non fecero altro che allargare di continuo competenze, poteri e naturalmente numero d’impiegati. Fino alla svolta della modifica caldeggiata dalla Sinistra di cui dicevo all’inizio. Fu la svolta decisiva: dal decentramento amministrativo dello Stato si passò a una struttura istituzionale del Paese del tutto nuova, realizzando in tal modo un’indubbia frattura di tipo anche politico con il passato. Basta leggere le parole iniziali di due articoli (il 114 e il 117) del nuovo testo costituzionale: «La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato» (tutti sullo stesso piano…) e «La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni» (idem). La conseguenza è stato un rilevantissimo passaggio di competenze alle Regioni stesse o la possibilità data loro di partecipare in una serie di decisioni del governo centrale.

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