“Così non ha senso discutere”. Salta il tavolo sul Bilancio Ue, Recovery Fund più lontano

Lo stallo infinito ora si fa anche drammatico: “Non ha senso parlarsi se una parte mostra poca disponibilità al compromesso”, è sbottato un membro della delegazione parlamentare, il deputato tedesco dei Verdi Rasmus Andresen, dopo il settimo round dei negoziati con il Consiglio europeo conclusosi subito dopo aver appurato che le posizioni erano ancora una volta inconciliabili. Per  José Manuel Fernandes dei Popolari servono “margini e ampia flessibilità” per affrontare le sfide nei prossimi sette anni, “non i trucchetti”. La presidenza tedesca rispedisce le accuse al mittente: “E’ deplorevole che l’Europarlamento  abbia perso l’opportunità di portare avanti oggi i negoziati sul bilancio. L’offerta di compromesso è valida”. Ma, chiarisce, “per ballare il tango bisogna essere in due”. La trattativa sul bilancio pluriennale dell’Ue sembra essere arrivata a un punto morto. E’ stata sospesa per una settimana, nella speranza che la Commissione Europea riesca a trovare un compromesso. Ma più si allontana l’intesa, più si allontana il Recovery Fund.

Già dal mattino erano emerse l’amarezza e la delusione dei parlamentari per una proposta “inaccettabile” che non presenta “nulla di nuovo”. Il team per i negoziati sul bilancio degli eletti Ue ha respinto categoricamente l’ultima offerta arrivata dalla presidenza tedesca dell’Ue per sbloccare lo stallo delle trattative a cui è appeso anche il via libera al Next Generation Ue. Mercoledì l’ambasciatore del Consiglio Michael Clauss ha inviato al presidente della Commissione Bilancio dell’Europarlamento Van Overtveldt una lettera in vista del settimo round di negoziati con il Consiglio e la Commissione Ue di oggi. La risposta, prevedibile, è una secca bocciatura: “Mi spiace constatare – scrive Van Overtveldt – che, nonostante i sei dialoghi trilaterali, il Consiglio non si sia mosso e non ci sia nulla di nuovo nella sua proposta”.

Il negoziato è complesso e si intreccia con un secondo “trilogo” tra deputati, Commissione e Consiglio sul rispetto dello stato di diritto all’interno dell’Ue. L’offerta, sebbene votata al fallimento sin dall’inizio, aveva come obiettivo quello di superare le resistenze degli europarlamentari su due dossier: il sottofinanziamento di alcuni “programmi faro” dell’Ue e la necessità di introdurre sanzioni economiche per i Paesi come Ungheria e Polonia che non rispettano gli standard democratici europei. Come?

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