«Setta del sesso», a Milano 12 covi in case in centro e uffici di notai

di Andrea Galli

«Setta del sesso», a Milano 12 covi in case in centro e uffici di notai

L’indirizzo fin qui più notorio, diffuso dalle cronache, è quello di un condominio sul lato dei numeri dispari all’inizio di via Osoppo.

Al primo piano, agli estremi del ballatoio, ci sono l’appartamento di un uomo che fra un mese compie 77 anni, e gli uffici della sua unica attività commerciale, un’erboristeria di vecchie origini, una società sana e che nell’ultimo bilancio depositato il 31 dicembre risulta avere un totale attivo di 273mila euro, a conferma appunto d’una gestione equilibrata, regolare.

Si chiamano l’uomo Gianni Maria Guidi e l’erboristeria «Quintessenza srl». Secondo l’impianto accusatorio della Dda di Torino, che ha coordinato le indagini della squadra Mobile di Novara guidata da Valeria Dulbecco, indagini sfociate quest’estate in 26 persone indagate, Guidi, altresì conosciuto nel suo «feudo» come il «Dottore» oppure «Lui», sarebbe stato il capo di una setta.

Le «schiave del sesso»

Un gruppo clandestino che dal 1990 avrebbe circuito decine di bambine, ragazze e donne, provocando prigionie mentali che hanno causato gravi problemi psichici oltre che, a livello generale, una privazione delle libertà individuali. Delle schiave, insomma, costrette ad atti sessuali, e «sollecitate» affinché versassero in continuazione denaro e intestassero immobili.

A distanza di quattro mesi, in contemporanea con la chiusura delle perquisizioni, che in misura prevalente hanno riguardato Milano, il Corriere è tornato sulle coordinate di base di questa storia, ancora in pieno svolgimento. Intanto, è tornato da Guidi, laureato in Farmacia. Nonostante l’evidenza che in casa vi siano dei presenti, non vuole rispondere. Il suo avvocato Silvia Alvares, con studio a Torino, appoggia totalmente la linea del silenzio, anzi pare averla suggerita  lei a maggior ragione dopo l’uscita su alcuni giornali di frasi attribuite all’assistito e da lui «mai pronunciate». Alvares resta in attesa degli sviluppi investigativi; fin dall’inizio — lo si desume nel corso della conversazione che non approda a dichiarazioni ufficiali — è convinta della profonda debolezza su cui poggia finora l’accusa, che ha sortito il dannosissimo, irreparabile errore d’aver rovinato la reputazione di uno stimato anziano e professionista. E per la verità, indugiando nel palazzo e chiedendo agli altri residenti, pur al netto di giudizi solitamente limitati a una conoscenza sommaria, ecco, quasi nessuno pensa alla seconda vita di Guidi, nel condominio denominato non il «Dottore» e men che meno «Lui», ma semplicemente conosciuto come l’«erborista». Dei vicini di casa, qualcuno s’azzarda a ipotizzare una colossale trappola, ordita da chi e per quale motivo non sa.

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