Occasione storica. Le tasse che nessuno ha mai tagliato

di PIERFRANCESCO DE ROBERTIS

Dalla “flat tax” all’intramontabile “meno tasse per tutti”, il tema del fisco ha sempre dominato le campagne elettorali degli ultimi vent’anni. Senza che ci fosse un partito o un leader che non ne promettesse un taglio, grande o piccolo che fosse. E senza che uno di quei leader sia poi riuscito a portare a termine lo scopo. La realtà è che la tasse le hanno sempre aumentate tutti, e quando non lo hanno fatto direttemente è perché avevano permesso che la parte dei cattivi gabellieri fosse impersonata dagli enti locali. Per il cittadino il saldo è sempre stato negativo.

Adesso, a due anni e mezzo dalla fine della legislatura, la maggioranza che a questo punto arriverà fino al 2023 ha l’occasione attesa da tempo. Semplificare il sistema fiscale nel suo complesso e ridurre, stavolta sul serio, il carico fiscale facendo in modo che un nuovo fardello non finisca per gravare sulle spalle dei ceti produttivi che bene o male sono quelli in grado di far ripartire il paese dopo la batosta del Covid, e sul ceto medio che in questi anni ha sempre svolto il ruolo del tartassato per eccellenza e che è l’unico in condizione di far crescere la domanda interna. Premurandosi poi, la maggioranza, di evitare che le eventuali nuove risorse e quelle che arriveranno dall’Unione europea finiscano in mance e mancette.

La riforma del fisco non si esaurisce in una mera rimodulazione delle aliquote, altrimenti sarebbe solo un gioco delle tre carte, ma rispecchia un’idea di Paese. Ed è su questo che Pd, renziani e Cinquestelle sono adesso chiamati a rispondere, pena il continuare a vivacchiare alla giornata come purtroppo troppo spesso è accaduto in questo anno di governo giallo-rosso.

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