Inutile chiudere gli occhi sul problema dei migranti

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di   Goffredo Buccini

No, non ne stiamo uscendo migliori. Lo scontro sui migranti tra il governatore siciliano Nello Musumeci e il Viminale sembra dircelo con chiarezza. Chi ne risulta più ammaccata agli occhi degli italiani è, al solito, l’immagine delle istituzioni, centrali e locali. E gravemente menomata appare la capacità del Paese di prendere in mano il proprio destino, venendo a capo di qualche dossier.

Com’era ovvio, il Covid-19, archiviati i canti dai balconi, sta enfatizzando tutti i problemi preesistenti. Non pochi. Tra questi, sempre sul tavolo, l’immigrazione. Intendiamoci, i numeri non sono tali da giustificare gli alti lai della destra, che pare quindi volta a un tentativo di speculazione elettorale (a settembre si vota in sei Regioni) quando grida di nuovo all’emergenza: gli sbarchi da gennaio sono 17.504 con una proiezione plausibile di venti, forse 25 mila per fine dicembre, mentre durante la crisi del 2016-17 (prima dei pur vituperati accordi di Marco Minniti con i capi tribù libici) si sfioravano i duecentomila arrivi l’anno.

Siamo di fronte a un flusso ben sostenibile, sulla carta. Inoltre, le autorità sanitarie spiegano che i migranti rappresentano non oltre il 3-5% dei positivi, quando i vacanzieri di ritorno incidono dal 25 al 40%. Insomma, una discoteca pare un cluster più insidioso di un Cara. Ma, attenzione: le paure si sommano e non si elidono. E, benché sia stata smentita dalla prefettura la sortita di Matteo Salvini sui «migranti positivi a spasso per Lampedusa», la paura del virus accresce quella (atavica) degli stranieri fuori controllo. E non c’è dubbio che la terra di primo impatto per i battelli della speranza salpati da Libia e Tunisia sia proprio la Sicilia.

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