Coronavirus, seconda ondata: il dossier segreto sulla fase 3

I cinque interventi

Nel documento — una relazione di sette pagine che dovrà poi essere integrata con le osservazioni degli scienziati e i suggerimenti dei governatori — si individuano gli interventi necessari a contenere i contagi e soprattutto a fronteggiare qualsiasi situazione di emergenza.

Il primo riguarda la necessità di «favorire — sulla base degli scenari — il coordinamento con le Regioni» in modo da poter prendere ogni tipo di misura idonea.

Per farlo, ed è questo il secondo punto, bisogna «monitorare costantemente la situazione». Il riferimento è al controllo che il ministero della Salute sta già effettuando grazie al monitoraggio settimanale che tiene conto di 21 indicatori e, sulla base di un algoritmo, calcola la tenuta delle strutture sanitarie nelle varie regioni e dunque anche la risposta da fornire nei casi più gravi.

Fondamentale, è il terzo capitolo, viene ritenuta la «garanzia di una comunicazione ufficiale». Vuol dire che i numeri sui contagi, sui tamponi effettuati, sui malati e tutto quello che riguarda l’eventuale espansione dell’epidemia, deve essere sempre aggiornata con dati affidabili provenienti dalle Regioni che diano la percezione esatta dell’evoluzione o regressione dell’epidemia.

Non a caso il quarto punto sottolineato dagli esperti riguarda un piano operativo aggiornato costantemente sulla scuola e sulle Residenze per anziani che — nella fase critica — si sono trasformate in micidiali focolai.

Per questo, è l’ultimo problema affrontato e certamente il nodo fondamentale, «si dovrà provvedere al rafforzamento dei presidi sanitari» e in particolare a quei «dipartimenti per la prevenzione» che certamente garantiscono la tenuta del sistema e la capacità di prevenire situazioni di alto rischio.

Le strutture sanitarie

Nel documento si evidenzia la necessità di avere un numero sufficiente di posti letto disponibili «sia per quanto riguarda i reparti ordinari, sia per le terapie intensive». Ma anche «farmaci adeguati, formazione del personale, dispositivi di protezione in numero sufficiente». La carenza delle mascherine — in particolare per medici e infermieri — è stata uno dei problemi più gravi da affrontare nel marzo scorso, quando è esplosa l’epidemia da coronavirus e la ricerca si è fatta spasmodica, a tratti drammatica. Ora la situazione è diversa, ci sono scorte e canali di reperibilità attivati, ma è necessario essere pronti ad ogni evenienza proprio per non farsi trovare impreparati.

La seconda ondata

L’ipotesi di una seconda ondata in autunno non è uno scenario probabile, ma è certamente possibile. Del resto quanto sta accadendo in altri Paesi dimostra che nulla può essere escluso e il ritorno di studenti, insegnati e personale a scuola costringe gli esperti ad attrezzarsi anche per le eventualità peggiori. Prevedendo che possano esserci situazioni territoriali diverse e dunque necessità di differenziare la risposta tra una regione e l’altra.

CORRIERE.IT

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