Manine e trappoline

La sintesi della giornata è nell’artificio semantico e nella furbizia politica con cui qualche “manina” ha inserito, nella risoluzione di maggioranza, una frasetta politicamente dirompente ove si impegna il governo “a prevedere l’utilizzo, sulla base dell’interesse generale del paese e dell’analisi dell’effettivo fabbisogno, degli strumenti già resi disponibili dall’Unione europea per fronteggiare l’emergenza sanitaria e socioeconomica in atto”.

In un paese normale, dove le parole hanno una logica ferrea, e ciò che si scrive in una risoluzione di maggioranza votata dalla maggioranza è evidentemente condiviso dalla maggioranza, si penserebbe che, sia pur senza clamori e sia pur senza nominare la parola dello scandalo – Mes – sia stata trovata una quadra su uno dei nodi finora più divisivi. E invece, dopo scrupoloso approfondimento, si apprende che così non è. E che, appunto, ci troviamo di fronte all’opera di una “manina” – di governo? – con il consueto corollario di sospetti dentro i Cinque stelle che, pur evitando di sollevare il caso in una giornata positiva in cui la maggioranza ha dato prova di coesione parlamentare – lo scostamento di bilancio è passato con 170 voti – giurano e stragiurano che non cambia nulla: “Oggi non facciamo casino ma il Mes resta la nostra irrinunciabile linea del Piave”. Non è dato sapere chi scrive, chi rilegge, chi controlla atti, mozioni e risoluzioni, tuttavia l’episodio – il suo detto, il non detto, le sue dietrologie complottarde, ma anche la disinvoltura con cui ci sente liberi di ignorare ciò che è stato messo nero su bianco e poi votato – è un formidabile termometro del clima lì dentro, in termini di fiducia. E anche di come questioni non di poco conto vengono affrontate e non risolte.

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