Riaperture “aumm aumm”

Non vorrei dire sciocchezze, ma ho la percezione che sia in atto, almeno nella città che vivo sotto gli occhi, Roma, una riapertura silenziosa, progressiva: la settimana scorsa il cartolaio, poi l’erborista, l’emporio del “cinese”, addirittura. Allo stesso modo noto sempre più persone in strada, non esattamente con la paura in volto che porta a precipitarsi verso un possibile scampo come ne “L’invasione degli ultracorpi”, il film dell’epidemia procurata dai “baccelloni”, capolavoro di Don Siegel.

 Sembra quasi che il mondo si stia ripopolando, ed è una riapertura silente, “aumm aumm”, diremmo con un’anafora giunta dal lessico impagabile napoletano. E ancora, come potrebbe spiegare bene Franz Kafka, la mutazione apparente e progressiva dello stato d’emergenza, sembra governato da leggi non scritte, codici che non si conoscono, imperscrutabili.

Ingenuamente, per pochi istanti ho anche pensato che a scatenare questa sorta di possibile parodia alla gricia e alla carbonara della disobbedienza civile rionale fossero state le parole di Matteo Renzi, chi ha più scienza di me su certi picchi della politica mi ha fatto però notare che Italia Viva, direbbero a Roma, sta all’arberi pizzuti del consenso, 2,2 %.

Le erboristerie, per esempio, sbaglio o fino a qualche settimana fa erano serrate? Per riaprire avranno immaginato l’esistenza di un codicillo che permetta loro di sollevare gli avvolgibili, o piuttosto devo pensare che abbiano voluto soddisfare il cliente incapace di resistere senza, metti, la “Carta d’Eritrea”, un prodotto per profumare gli ambienti che rimanda al tempo delle nostre colonie, della quarta sponda, suggestioni degne di Pitigrilli e del suo romanzo “Cocaina”, sarà così?

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