Coronavirus nel frigo: sopravvive, ma non serve disinfettare tutto

di Silvia Turin

Coronavirus nel frigo: sopravvive, ma non serve disinfettare tutto

Il coronavirus può sopravvivere nel frigorifero? È la domanda che hanno posto i giornalisti di NBC Usa al dottor Warner Greene, un virologo e ricercatore del Gladstone Institutes di San Francisco. «I coronavirus – ha risposto – possono sopravvivere per un periodo di tempo sorprendente sulle superfici, anche se la loro carica virale decade rapidamente». Greene afferma che bisogna raccomandare a tutti di disinfettare i prodotti alimentari prima di metterli nel frigorifero o nel congelatore e racconta in che modo lo fanno lui e la moglie.

Studio del 2010 sulla SARS

Il professore nomina uno studio del 2010 dell’American Society for Microbiology che però era svolto sulla SARS e mostrava la sopravvivenza del virus a bassa umidità e temperature inferiori a 4 gradi C°, lo stesso ambiente che si crea nel frigorifero. Al di là del fatto che SARS e attuale coronavirus non sono poi così simili, è vero che il SARS-CoV-2 sopravvive anche per giorni su alcune superfici e, sebbene gli studi si riferiscano alla sopravvivenza a “temperatura ambiente”, non c’è ragione di pensare che non lo faccia anche in frigorifero (meno probabile, invece, che sopporti il congelatore).

Permanenza massima su plastica

Lo studio più importante relativo al SARS-CoV-2 e le superfici pubblicato sul New England Journal of Medicine misura la sopravvivenza virale su rame, cartone, acciaio inossidabile e plastica. Il materiale su cui resiste di più è la plastica: dopo 7 ore però la capacità infettiva è dimezzata e abbattuta completamente dopo 72 re. Sull’acciaio 6 ore per il dimezzamento e 48 ore per l’abbattimento, 5 ore e 24 ore per il cartone e 2 ore e 4 ore per il rame. È confermato dunque che il rischio diminuisce con il passare delle ore, ma si annulla dopo qualche giorno, massimo tre. Non solo, altri studi hanno dimostrato che il virus muore subito (entro un minuto) dopo una normale disinfezione a base di alcol etilico (etanolo al 62-71%), acqua ossigenata (perossido di idrogeno allo 0,5%) o candeggina (ipoclorito di sodio allo 0,1%). Infine, fattore più importante, nessuno di questi studi ha mail provato che toccare una superficie sia mai stato fonte di contagio: una cosa è rilevare la presenza del virus, un’altra è che questo virus possa infettare una persona (che comunque dopo averlo toccato deve farlo arrivare dalle mani a bocca/occhi/naso).

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