La prescrizione così com’è rischia di paralizzare la Cassazione. L’allarme del primo presidente Mammone

Senza un intervento tempestivo, la nuova prescrizione targata Bonafede metterà in crisi il sistema. E porrà sulle spalle della corte di Cassazione un “carico insostenibile”. È il messaggio che manda il primo presidente della Suprema Corte, Giovanni Mammone, durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2020.

Un anno che si apre con uno sguardo al passato, al recente passato, a partire dalla riforma entrata in vigore il primo gennaio, che impone lo stop alla prescrizione dopo il primo grado di giudizio. Per il Guardasigilli, presente nell’Aula Magna della Suprema corte, la sua legge è “una conquista di civiltà”. Ma, per Mammone, se non sarà accompagnata da altri provvedimenti sul processo penale, rischia di essere un boomerang: “È auspicabile che intervengano concrete misure legislative in grado di accelerare il processo, in quanto è ferma la convinzione la convinzione stessa del giudizio penale a dilatare oltremodo i tempi dei processi”, spiega.

L’impatto sulla Cassazione sarebbe grave: con il venir meno dei casi di prescrizione che maturano in appello, circa 20-25mila processi l’anno, c’è il rischio di un “significativo incremento del carico penale (vicino al 50%) che difficilmente potrebbe essere trattato”. Per passare dalle percentuali ai numeri, se oggi le sezioni penali della Suprema corte decidono circa 50mila processi all’anno, cumulando gli ulteriori casi che non si estinguerebbero in appello, potrebbe arrivare a doverne affrontare il doppio.

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