Vescovi contro Sanremo

Sanremo e la Rai, prosegue il giornalista, hanno dimenticato il loro vero ruolo, quello della vetrina nazionale per eccellenza. Perché da scandalo nasce polemica, e “tutto si trasforma in tifo”. Ma il problema, grande, resta. 

“Non basta che la Rai annunci di promuovere la figura femminile, ma deve farlo sempre, avendo anche il coraggio di dire di no a furbizie e scorciatoie”

Deve quindi ricordarsi, prosegue Avvenire, di essere una “primaria agenzia culturale” per il Paese. 

“La seconda parte del problema riguarda gli adulti, molti dei quali giudicano un mondo, quello dei trapper, di cui spesso non sanno quasi nulla. Non solo che in quelle canzoni le donne sono sempre rappresentate come oggetti da usare e dove alcool e droga sono normali, ma che i più grandi fan di questi artisti sono i ragazzini delle elementari e delle medie. Oggi – dicono nell’ambiente – Cally è cambiato. Lo speriamo tutti. Ma servono fatti, non parole. Dicono anche che la sua sia arte e che in quanto tale non può essere soggetta a censura. Peccato che quelli che lo sostengono dimenticano due cose. La prima è che in nome della libertà non tutto può e deve essere visto e ascoltato anche dai bambini. La seconda è che tanti di quelli che oggi sostengono questa posizione, nel 1993 distrussero a Sanremo il cantante Nek perché aveva presentato in gara il brano “In te” sul tema dell’aborto”.

Avvenire, a sua volta, finisce quindi per portare dentro la polemica di Sanremo la sua battaglia pro vita. Perché, chiosa, fa “tendenza essere dalla parte dei trapper, sempre e comunque, piuttosto che della vita e dell’integrale dignità femminile”.

L’HUFFPOST

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