Perché l’Emilia-Romagna è la cerniera d’Italia

di Marco Belpoliti

Non sono in molti a farci caso, perché nelle cartine geografiche appese a scuola la Penisola sembra dritta, quasi verticale; in realtà è più inclinata di quanto venga raffigurata, e in questa piccola pendenza l’Emilia-Romagna è la regione cerniera. Sebbene situata al di qua dell’Appennino, la vera spina dorsale del Paese, luogo oggi abbandonato da tutti, questa regione dal doppio nome è la zip che unisce o separa, a seconda dei casi, l’Italia.

Lì è nato il socialismo, la cooperazione e poi il Fascismo, lì la Resistenza è durata almeno altri tre anni dopo il 25 aprile 1945, lì è nata la Democrazia cristiana riformista e keynesiana e il monachesimo di don Giuseppe Dossetti, lì è sorto il nucleo fondatore delle Brigate Rosse e lì il terrorismo nero ha colpito in profondità facendo esplodere la stazione del suo capoluogo.

Una regione doppia, collegata da un segno paragrafrematico, la lineetta o trattino lungo, che unisce due realtà territoriali e storiche assai diverse. La prima, l’Emilia, Aemilia, nasce da una strada che il console Marco Emilio Lepido crea nel 189 a.C. per collegare Rimini a Piacenza, un asse che è rimasto ancora oggi quasi identico nel suo tracciato, tanto da attraversare come una lancia i centri storici delle città edificate su antichi accampamenti romani, che si succedono le una alle altre con un ritmo identico. Dopo le guerre puniche i Romani hanno disegnato alla pianura, che si estende da un lato e dall’altro della via, attraverso il sistema della centuriazione, che essi usavano per colonizzare e distribuire le terre conquistate: un modo mediante cui lo Stato romano controllava la proprietà privata dei cittadini.

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