Conte: sulla crisi Usa-Iran ora parli tutta l’Europa. Il governo? Avanti come previsto

Apparentemente defilato, tanto che ieri non era nemmeno a Palazzo Chigi, diviso fra i dossier di una verifica di governo che potrebbe slittare e la preoccupazione per un’escalation della situazione in medio Oriente che potrebbe anche coinvolgere i nostri soldati, dal Libano all’Iraq, Giuseppe Conte sta comunque tessendo una serie di contatti internazionali che dovrebbero interessare nelle prossime ore diversi interlocutori, da Angela Merkel al presidente dell’Iraq.

La posizione di Palazzo Chigi e del capo del governo è quella in primo luogo di sostenere «un ruolo unitario dell’Unione europea, che possa parlare con una voce sola» aumentando il peso specifico diplomatico del Vecchio Continente, che almeno ad oggi è apparso tagliato fuori, o comunque in seconda fila, rispetto all’iniziativa americana e alla reazione, per ora verbale, dell’Iran. [an error occurred while processing this directive]

Sulla prudenza della posizione italiana pesa, oltre che la necessità di non criticare in alcun modo l’alleato americano di cui abbiamo un fortissimo bisogno nello scenario libico, anche il nostro rapporto storico con l’Iran: non facciamo parte del gruppo di Paesi che conducono i negoziati sul nucleare, ma siamo da sempre espressione di un posizione di mediazione, di dialogo con il regime iraniano e anche di spinta verso una possibile riduzione delle sanzioni. Anche per questo forse non c’è stato finora alcun contatto fra Roma e Washington, a differenza delle telefonate che gli americani hanno fatto ad altri partner europei, fra cui Francia e Germania.

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