Giustizia, il Pd prova a smontare la legge Bonafede



Alla Camera, durante la maratona sulla manovra del 23 dicembre, si sono accavallate le voci di una possibile spaccatura per via di un voto “in difformità” dei renziani di Italia viva su un ordine del giorno trabocchetto del forzista Enrico Costa. Che ha presentato un emendamento in cui chiedeva lo slittamento di un anno della Bonafede per dare il tempo agli uffici di monitorare i processi con delle task force. Il testo, poiché comportava un capitolo di spesa ad hoc, è stato ammesso, senza rendersi conto che un voto a favore avrebbe comportato l’impegno di rinviare di un anno la legge di Bonafede.

Per tutto il pomeriggio la capogruppo di Iv Maria Elena Boschi ha tranquillizzato il Pd assicurandogli che si sarebbero solo astenuti, mentre altri esponenti renziani garantivano a Costa un voto favorevole. È la terza volta che Iv piglia le distanze dal governo sulla prescrizione. Una prima volta non ha partecipato al voto su un’esplicita richiesta di rinvio di Costa, una seconda volta si è astenuta su un ordine del giorno al decreto fiscale. Ieri il terzo episodio. L’ex premier Matteo Renzi è un nemico giurato della prescrizione di Bonafede, che con Repubblica ha definito “uno scandalo”. Contro cui si scatenano sia Costa che le Camere penali di Gian Domenico Caiazza, pronte a lanciare un referendum abrogativo, che trova subito Matteo Salvini come sponsor.

REP.IT

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