“Tagli discriminatori” Una sentenza smonta lo scippo sulle pensioni

Ignazio Stagno

Il taglio sulle pensioni potrebbe riservare sorprese (gradite) a migliaia di pensionati che hanno subito, nell’ultimo anno e non solo, uno «scippo» di Stato.

Come abbiamo già ricordato più volte, le cesoie del governo sono state usate su due fronti: il primo è quello per la riduzione degli assegni alti, il secondo invece riguarda il blocco delle rivalutazioni a pieno regime per gli importi che superano i 1.530 euro mensili. Ma adesso i pensionati potrebbero recuperare il maltolto grazie ad una sentenza della Corte dei Conti del Friuli Venezia Giulia che ha accolto il ricorso presentato dal Cida (la Confederazione dei dirigenti).

I magistrati contabili di fatto usano parole chiare per definire i tagli alle pensioni e rimandano la questione alla Consulta che dovrà tenere conto di alcune indicazioni che arrivano da questa ordinanza. La Corte dei Conti ha infatti affermato che questi provvedimenti «non rispettano i tre fondamentali principi posti dalla Corte Costituzionale in tema di previdenza: ragionevolezza, adeguatezza, affidamento». Poi arriva l’affondo che mette in discussione la legittimità del prelievo che ha ridotto gli assegni di migliaia di pensionati. Lo scippo viene definito come una «decurtazione patrimoniale arbitrariamente duratura del trattamento pensionistico, con acquisizione al bilancio statale del relativo gettito». Insomma il taglio per la Corte dei Conti è arbitrario e serve solo a tappare i buchi delle casse dello Stato. L’ordinanza poi bolla come «discriminatorio» il prelievo sugli assegni alti e dunque chiama la Consulta ad esprimere un parere.

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