Manovra insufficiente

È sera quando Roberto Gualtieri arriva al Senato per la sua prima audizione in Parlamento. All’ordine del giorno c’è l’illustrazione della cornice della manovra: un’attività di routine per un ministro dell’Economia, ma Gualtieri ha una necessità che è di gran lunga superiore allo snocciolare numeri e illustrare tabelle. Deve farsi volto e voce della difesa dell’esecutivo contro un voto di insufficienza che è piombato da più parti durante tutta la giornata. In fila, una dopo l’altra: per Confindustria la legge di bilancio è “restrittiva”, per i sindacati ci sono troppe poche risorse sul taglio del cuneo fiscale. Il tutto calato in una debolezza economica che per l’Istat è destinata a proseguire: l’indicatore che anticipa l’andamento dell’economia per i prossimi mesi, ha spiegato l’istituto di statistica, “ha mantenuto un profilo negativo, suggerendo il proseguimento della fase di debolezza dei livelli produttivi”. Dopo l’assalto dei renziani, la fragilità della manovra si trova di fronte le critiche e le rivendicazioni delle parti sociali. 

Quello che Gualtieri fa dopo aver appreso dal vivo l’insoddisfazione di viale dell’Astronomia e di Cgil, Cisl e Uil è rilanciare il messaggio politico della manovra espansiva. “Insisto”, dice davanti ai parlamentari che lo inondano di domande per apprendere i dettagli. In quell’espressione esasperata c’è tutto il senso dell’affanno del Governo nel dare un’anima alla sua prima creatura, qualcosa che non sia il saldo del conto del governo precedente. Il titolare del Tesoro ci prova, parlando di investimenti, green, credito d’imposta per il Sud (674 milioni). Aggiunge un pezzetto di narrazione perché la sola promozione non basta più.

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