Di Battista, che vorrebbe il ritorno al voto e l’«estinzione» dei dem

Non dev’essere facile per il novello talent scout che sta per pubblicare un libro per Fazi sull’affaire Bibbiano — dove fino a pochi giorni fa il Pd «toglieva i bambini con l’elettrochoc per venderseli» (fonte M5s precrisi) —, pensare di allearsi con lo stesso partito. Non dev’essere facile questo momento per il politico che ha costruito la sua carriera sul disgusto per il Pd, partito «di estrema destra» (gennaio 2019), partito che «non esiste, come Mark Caltagirone» (maggio 2019), anzi che «merita l’estinzione» (settembre 2018). Non dev’essere facile per l’ex cooperante parzialmente convertito al «trucismo», che di recente si diceva «annoiato» per lo spettacolo offerto dalle navi che salvano i migranti (luglio 2019), andare a braccetto degli stessi che sono saliti sulla Sea Watch. Per questo Alessandro Di Battista, descamisados di ritorno, fa fatica a esporsi in questi giorni. Non riesce a pronunciare la parola Pd. Attacca il «ministro del tradimento», Matteo Salvini, e sogna il voto.

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