In Europa non si vince da soli

di Sabino Cassese

Ci stiamo isolando politicamente e allontanando economicamente dall’Europa. La Lega, il partito con maggiori suffragi in Italia alle elezioni europee, si è messa in un vicolo cieco votando contro i candidati alla presidenza del Parlamento e della Commissione europea, e spiegando che in questo modo ha «difeso l’interesse nazionale», mentre l’altra forza di governo, il M5S, ha appoggiato la presidente della Commissione, ma si è opposta al presidente del Parlamento e in quest’ultima sede non riesce neppure a trovare alleati, tanto che non è entrata a far parte di nessun gruppo parlamentare. Si aggiunga che è stato eletto presidente del Parlamento un rappresentante del Partito democratico, rimasto in minoranza alle elezioni in Italia. L’Italia, insomma, è andata in Europa in ordine sparso. Non contribuiscono a far ascoltare all’estero l’interesse nazionale l’atteggiamento di sfida della Lega e le plurime assenze del ministro dell’Interno (l’ultima, definita «ingiustificata» dal presidente francese, il 22 luglio scorso, alla riunione a Parigi dei 14 Paesi europei sui migranti, un tema che dovrebbe starci a cuore). Si apre ora un ulteriore capitolo: all’Italia spetta un posto di commissario. Questo deve esser scelto dal Consiglio, d’intesa con il presidente della Commissione, e passare al vaglio del Parlamento europeo che ha già bocciato un italiano nel 2004.

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