“Evitare il fine pena mai. Calpesta i diritti umani”. Il regalo dell’Ue ai boss

Stefano Zurlo

L’ergastolo. Di più: l’ergastolo al quadrato. Quello che riguarda i mafiosi, insomma i soldati sanguinari di un nemico in guerra contro il nostro Paese.

I tecnici lo chiamano ergastolo ostativo: vuol dire fine pena mai, senza sconti e senza benefici. Sempre in cella, zero permessi, fino alla fine dei propri giorni. Ora la Corte di Strasburgo dice che questo trattamento durissimo va contro l’articolo 3 della Convenzione dei diritti dell’uomo. Il carcere deve tendere, almeno come prospettiva, alla riabilitazione del condannato: si deve dare la possibilità di seguire un percorso che preveda infine l’addio alle sbarre. Invece, in un Paese dalla storia tormentata come il nostro, l’ergastolo ostativo blinda soprattutto i boss di Cosa nostra e i terroristi.

La questione, va da sé, è ardua. Il legislatore italiano, di solito buonista, ha trovato una via d’uscita al dilemma e la soluzione si chiama collaborazione. Tradotto in soldoni, il criminale che si è macchiato di reati pesantissimi, ad esempio l’omicidio aggravato dall’associazione mafiosa, spesso con l’aggiunta del 41 bis, deve abiurare. E fare i nomi degli affiliati alla cosca o al movimento eversivo cui apparteneva. Quella è la porta verso un regime di detenzione meno afflittivo e verso la libertà, su quella scelta si misura in qualche modo il cambio di passo della persona in questione. Su questo versante la Corte costituzionale ha promosso l’ergastolo ostativo, ritenendo che non confligga con i valori della nostra Carta.

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