Migranti, Salvini fa infuriare la Difesa. Anche Conte irritato: “È fuori luogo”

La direttiva di Salvini, però, non soltanto rinfocola una ennesima polemica a sinistra, ma scatena una tempesta inattesa: dato che è rivolta non solo alle forze di polizia, come ovvio, ma anche alla Marina militare e per conoscenza pure al Capo di Stato maggiore della Difesa, ne discende un fortissimo malumore nei militari, non abituati a prendere ordini dal ministero dell’Interno. La loro irritazione si allinea all’arrabbiatura espressa a ripetizione in questi giorni dalla ministra Elisabetta Trenta nei confronti del ruvido collega.

Ma stiamo ai fatti. Attraverso l’agenzia AdnKronos un anonimo esponente del vertice militare sbotta contro la «vera e propria ingerenza senza precedenti nella recente storia della Repubblica». La fonte aggiunge che quanto accaduto con questa direttiva, che peraltro è la replica di un’altra direttiva di Salvini a marzo,«è gravissimo perché viola ogni principio, ogni protocollo, e costituisce una forma di pressione impropria».

Una reazione da togliere il fiato. Lo scontro nel governo tra Lega e M5S, insomma, sembra allargarsi ai Corpi dello Stato. Addirittura nelle prime ricostruzioni lambisce anche il Quirinale: c’è chi scrive che Giuseppe Conte sia stato convocato dal Capo dello Stato per avere spiegazioni. In verità non è così. E il Quirinale è costretto a una smentita informale, facendo notare che l’incontro tra Mattarella e il premier era già finito quando è emersa la notizia dei generali e ammiragli irritati con Salvini.

Detto questo, anche Conte è molto irritato dall’iniziativa di Salvini e lo fa trapelare a modo suo, con toni felpati, per evitare di scatenare un ennesimo sfibrante botta e risposta. La direttiva del leghista, si è sfogato il presidente del Consiglio, è completamente «fuori luogo». Per i tempi, il contesto e i contenuti. Da giorni, Conte cerca di puntellare il dossier libico da quelle che considera pesanti ingerenze del ministro dell’Interno. L’ombra della guerra che si allunga sul Mediterraneo rischia di essere «banalizzata» a pura merce da «campagna elettorale» ed è ciò che Conte vuole evitare. Importante è scongiurare la possibilità che il governo si spacchi tra chi vuole i porti aperti ai migranti e chi li vuole chiusi, tra l’altro alla vigilia di un Consiglio dei ministri speciale che si terrà domani, simbolicamente, a Reggio Calabria, città di frontiera bagnata dal mare delle migrazioni. A Palazzo Chigi hanno notato con sorpresa la rapidità con cui lo staff di Salvini ha trasformato il rischio di esodo, dalla Libia in fiamme, in una nuova campagna di marketing politico. Mentre il generale Haftar marcia alle porte di Tripoli, Salvini impera con l’hashtag #portichiusi, senza troppo badare alle cautele diplomatiche.

Se per il leghista è facile giocare la battaglia politica con i grillini a suon di dichiarazioni sui social, ben diverso è trovarsi a «duellare» con i vertici delle forze armate. «Siamo tranquillissimi – dice il ministro – perché il Viminale è la massima autorità per la sicurezza interna. Quindi la direttiva sui porti è doverosa, oltre che legittima, a fronte di un pericolo imminente».

Le fonti del Viminale spiegano poi che all’articolo 12 del testo unico sull’immigrazione è previsto che le navi della Marina Militare «possono essere utilizzate per concorrere alle attività di polizia in mare». La stessa legge sull’immigrazione, all’articolo 11, attribuisce al ministro dell’Interno la responsabilità di emanare «le misure necessarie per il coordinamento unificato dei controlli sulla frontiera marittima e terrestre italiana».

LA STAMPA

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