I meriti della rivoluzione sessuale con cui la Chiesa non ha mai fatto i conti

Il tono è sincero, e il papa emerito non teme di denunciare la decadenza della preparazione nei seminari, la crisi della morale che sostituisce all’idea di bene e di male la possibilità di scegliere ciò che sul momento e a seconda delle circostanze è relativamente meglio. Benedetto XVI ricorda come negli anni sessanta in molti ambienti la pedofilia sia stata accettata e anche difesa, e come in qualche modo queste idee siano entrate nella cultura cattolica travestite da “sentire conciliare”. A questo Ratzinger attribuisce anche la difficoltà dimostrata dall’istituzione ecclesiastica nel perseguire i pedofili al suo interno: sarebbe stato un eccesso di garantismo a proteggere i colpevoli e non, come si è sempre denunciato, il tentativo di salvare l’istituzione e quindi il proprio potere.

La via di uscita che il papa emerito suggerisce sarebbe allora di considerare un bene da difendere, e a cui applicare ogni garanzia, la fede, cioè quella che viene danneggiata dagli atti dei pedofili. Di conseguenza la salvezza della chiesa può venire solo da chi al suo interno vive ancora per donare la sua vita al bene, da chi è ispirato da una fede autentica e non considera l’istituzione solo un apparato politico.

L’analisi di Benedetto XVI tocca punti centrali: è vero che la chiesa non ha mai fatto i conti con la rivoluzione sessuale, e soprattutto con la sessualità maschile, ed è vero che questo silenzio ha favorito diverse sacche di perversione. Ma bisogna ricordare anche che è proprio grazie alla rivoluzione sessuale, la quale ha permesso di parlare pubblicamente di sesso senza venire giudicati negativamente, che le vittime hanno potuto denunciare i soprusi e hanno trovato il coraggio di far sentire la loro voce. E si deve aggiungere che proprio il movimento delle donne, all’interno della rivoluzione sessuale, ha ottenuto che lo stupro fosse considerato un delitto contro la persona e non più contro la morale, facendo del consenso una condizione indispensabile.

Nella nuova morale che è nata – e che certo porta l’impronta del relativismo – vi è lo spazio per la parola delle vittime, e di questo bisogna tenere conto. Certo non si può che essere d’accordo con il papa emerito quando afferma che solo il messaggio cristiano, con il ritorno a una chiesa ispirata a una fede sincera, già da molti praticata ogni giorno, può offrire una rinascita dopo questa terribile crisi. Non basta infatti stabilire norme più severe se non c’è la conversione dei cuori.

L’HUFFPOST

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