Palermo, il boss del pizzo apre una gioielleria nel centro di Milano. Scatta un sequestro da un milione di euro

“Fontana è un cognome che appartiene all’aristocrazia mafiosa”, spiega il questore Cortese. Gaetano è figlio di Stefano, il vecchio e il giovane erano stati reggenti della storica famiglia dell’Acquasanta, snodo nevralgico della Cosa nostra degli affari, la mafia che non si rassegna ad arresti e processi. Gaetano Fontana ha scontato una condanna per associazione mafiosa, nel 2010 gli era stato imposto l’obbligo di soggiorno a Milano, dove ancora risiede. I pentiti hanno raccontato molto dei suoi anni a Palermo, quando imponeva il pizzo e raccoglieva la “tassa” mafiosa da commercianti e imprenditori. Ma era sempre rimasto il mistero sul tesoretto di famiglia, quello che adesso è stato scoperto e sequestrato.

“I mafiosi pensano di poter mettere al sicuro i loro patrimoni, magari con investimenti al Nord – dice il questore di Palermo – ma prima o poi lo Stato riesce a recuperare tutto e a restituire il maltolto alla collettività”. Proprio per questo tipo di indagini, di recente il capo della polizia Franco Gabrielli ha voluto rilanciare le divisioni anticrimine. “Sono il braccio operativo dei questori – spiega Renato Cortese – che sono fra i soggetti a cui compete, per legge, il potere di iniziativa delle misure di prevenzione. E oggi questo tipo di attività è possibile grazie all’impegno di un gruppo di investigatori esperti in materia economico finanziaria”. L’Ufficio Misure di prevenzione della Divisione anticrimine di Palermo sta seguendo diversi filoni di approfondimento.

“Prima o poi lo Stato riesce a sequestrare i patrimoni della mafia – dice il questore di Palermo –  il messaggio che deve arrivare, soprattutto alle giovani generazioni, è uno solo: anche dal punto di vista economico, essere mafiosi non è più conveniente”.

REP.IT

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