“Con la stimolazione wireless ho fatto camminare sei paraplegici”


Professor Courtine, chi l’ha ispirata nel suo lavoro?
“Dopo i miei studi in Francia sono andato a fare ricerca a Los Angeles alla Christopher and Dana Reeve Foundation (fondazione dedicata al famoso Superman cinematografico, rimasto paralizzato dopo una caduta da cavallo) e ho studiato su persone giovani che come lui avevano perso la possibilità di muoversi. Io sono molto sportivo e considero l’idea di perdere l’uso delle gambe insopportabile. Così ho approfondito le ricerche in questo settore per aiutare le migliaia di persone che si trovano in questa situazione.
Sfortunatamente Christopher Reeve è venuto a mancare prima che la ricerca riuscisse a ottenere questi primi risultati positivi”.

Ha lavorato prima sugli animali?
“Sto perfezionando questo metodo da anni. Prima sui topi, poi sulle scimmie e nel 2013 ho pubblicato il primo studio. Infine ho fatto i test su pazienti paraplegici cronici e a novembre 2018 ho pubblicato i risultati su Nature. Oggi le persone che sono state in grado di recuperare parzialmente il controllo dei muscoli delle gambe e di camminare sono in tutto sei: due erano completamente paralizzate e quattro parzialmente. I risultati sono consolidati”.

"Con la stimolazione wireless ho fatto camminare sei paraplegici"

Grégoire Courtine docente alla  International Paraplegic Foundation Condividi  
Come funziona questo metodo?
“Collaboro con un neurochirurgo, la professoressa Jocelyne Bloch del Policlinico Universitario di Losanna, sarà anche lei a Roma per presentare la nostra ricerca. L’idea è quella di impiantare in modo estremamente preciso degli elettrodi sulla parte della spina dorsale che controlla le gambe. In questo modo si riproducono artificialmente i segnali elettrici che dal cervello non riescono più ad arrivare alle gambe. E’ un sistema complesso che deve funzionare come un orologio svizzero. Dopo un lungo lavoro, siamo riusciti a ottenere un movimento controllato nello spazio e nel tempo. Abbiamo cercato di stimolare il midollo spinale come farebbe il cervello”.

E questo sistema funziona senza fili?
“E’ completamente wireless. Viene usato un elettrostimolatore, simile a un pacemaker, che comunica con un mini computer”.

E funziona su tutti?
“No, c’è un recupero diverso che varia da persona a persona. Fra i fattori che influiscono anche la quantità delle fibre nervose ancora presenti che variano da paziente a paziente. Sono lì, non sono attive, ma con la stimolazione giusta fanno muovere le gambe?

Qual è stato uno dei momenti più emozionanti del suo lavoro?
“Ci sono state tante soddisfazioni. Un giorno abbiamo ricevuto l’autorizzazione di andare fuori del laboratorio e ‘provare’ a far muovere un paziente di 31 anni. E’ stato bello vederlo camminare vicino al lago di Losanna, era rimasto paralizzato a 22 anni. Per me è stato molto emozionante”.

Ricorda altro in modo particolare?
“Un ragazzo tedesco dopo la riabilitazione è riuscito a muovere le dita del piede da solo senza ricorrere alla stimolazione. E’ questa la novità del nostro metodo, quando le cose vanno bene nel tempo il paziente si muove anche senza stimolazione”.

E’ più facile intervenire su pazienti diventati paraplegici da poco tempo?
“Sì, sicuramente, anche se lavoriamo anche su persone che lo sono da tanto. Presto inizieremo dei test su chi lo è diventato da solo un mese”.

Mantenere l’equilibrio è uno degli obiettivi più difficili da mantenere.
“Sì, spesso è necessario usare la stampella per farli camminare. Solo un ragazzo è riuscito a fare sette passi senza stampella e stimolazione. Ma sono convinto che siamo sulla strada giusta”.

REP.IT

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