Il realismo che deve guidarci

di Francesco Giavazzi

Due questioni allarmano i nostri partner nell’Eurozona. Si chiamano Brexit e Italia. La prima in un modo o nell’altro verrà presto risolta; a quel punto rimarremo noi. Ciò che preoccupa dell’Italia non è il colore del governo, anche l’Austria ha un governo populista. Ciò che inquieta è la nostra crescente insofferenza per il metodo europeo. Che è certamente lento, spesso deludente, fonte di continue frustrazioni, ma che da settant’anni tiene unito il nostro Continente, come mai era accaduto nella sua storia. L’insofferenza del governo italiano verso le istituzioni europee è il motivo per cui lo spread non scende sotto i 250 punti e quindi le nostre imprese pagano il credito molto più dei loro concorrenti in Francia e Germania pur usando la medesima moneta. E lo stesso da nove mesi in qua accade ad una famiglia che voglia chiedere un mutuo. Se l’Europa è percepita non come un progetto condiviso, ma come un giogo che ci è stato imposto, è difficile escludere che si creino situazioni in cui da quel giogo decidiamo di liberarci abbandonando l’euro. La probabilità oggi è bassa ma sufficiente per mantenere lo spread a quel livello.

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