L’imbuto che fermerà i grillini

Augusto Minzolini

La storia potrebbe intitolarsi: «Contorsionismi 5 stelle per uscire dal tunnel». In realtà è la sceneggiatura di una serie di gag da avanspettacolo a cui ha assistito in questi giorni un impresario quasi annoiato, Matteo Salvini, il quale ha in mente un unico epilogo: la Tav si deve fare.

Pena lo scioglimento della compagnia di teatro, cioè il governo gialloverde. Si è partiti con il premier Giuseppe Conte che, per solidarietà verso il vice Giggino Di Maio, si è sbilanciato per il no alla Tav, portando tra gli argomenti convincenti anche la previsione che tra qualche decennio i Tir viaggeranno senza guidatore. Se avesse aggiunto anche il «teletrasporto», qualcuno avrebbe potuto pensare che Palazzo Chigi, nell’epoca grillina, si fosse trasformato nella nave spaziale di Star Trek.

Poi, lo stesso giorno, nell’happening dei gruppi parlamentari, lo stato maggiore grillino, all’insegna della fantasia al potere, si è inventato di tutto pur di sbarrare la strada all’odiata Tav. Il più pratico è stato Alberto Airola: ha tirato fuori che Spagna e Portogallo avrebbero preso dei finanziamenti dalla Ue per un tratto di Alta velocità che avrebbe dovuto collegare i due Paesi; poi, ci avrebbero ripensato non ridando un euro a Bruxelles. «È un’opzione ha assicurato il sottosegretario all’economia 5 stelle, Alessio Villarosa che stiamo prendendo in considerazione». Insomma, siamo arrivati a progettare il «furto con scasso».

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