Ribaltone? In due tappe

Questa banale verità non basta però a prevedere un’imminente caduta dell’anomalo governo. Da una parte, infatti, Salvini, prima di affrontare il tema di cosa fare da grande, pare deciso a consolidare il suo successo e certificarlo nelle urne europee, mentre dall’altra Di Maio in costante calo di consensi – è prigioniero e paralizzato da un accordo con la Lega che gli si è ritorto contro, ma che non lascia alternative.

Il problema, però, è solo rinviato perché Salvini, per quanto cresciuto e in buona salute, non ha raggiunto né allo stato potrà mai farlo l’autosufficienza, cioè un risultato elettorale che lo avvicini più al quaranta che al trenta per cento e che gli consentirebbe di liberarsi dall’onere di dover cercare alleanze per governare. Banalmente, Matteo Salvini si trova nella stessa situazione in cui ha dovuto barcamenarsi Silvio Berlusconi per oltre vent’anni, con Forza Italia partito di maggioranza relativa, ma mai assoluta.

Perché il centrodestra torni anche forza di governo nazionale si devono quindi realizzare due condizioni. La prima è che Forza Italia resti socio indispensabile a compiere il progetto, diciamo con un risultato elettorale a doppia cifra. La seconda è che il consenso per i Cinque Stelle alle Europee sia tale, in negativo, da rendere per loro suicida continuare questa avventura (e insostenibile per la Lega continuare a governare nella posizione di minoranza in cui si trova ora).

Entrambe le cose non sono da fantascienza e, anzi, il responso dell’Abruzzo va proprio in questa direzione. A tutti gli attori in commedia è quindi utile, per una ragione o per l’altra, comprare tempo. Il che non sarebbe un dramma, se non fosse che per l’Italia il tempo, purtroppo, sta per scadere.

IL GIORNALE

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