La nuova gaffe di Giggino, il più asino d’Europa

Detto questo, ci sono due piani di lettura (per gli alfabetizzati, si intende) delle croniche e catastrofiche prove di mancanza di cultura generale dei ministri grillini. Il primo è quello divertente dello sberleffo, dei meme su internet, delle imitazioni di Crozza. La comicità è innegabile e ha fatto dell’ignoranza al potere un genere di avanspettacolo di cui Di Maio – un Fantozzi dall’accento campano in grado di sbagliare tre volte di fila congiuntivo in un tweet – è capofila: «Renzi sta facendo come Pinochet in Venezuela» (era cileno, ma fuochino: almeno non cercherà Guaidó chiamando in Africa); «l’uomo è fatto al 90% d’acqua» come le meduse; «Canosa di Bari» come Nicola Di Bari, anche se è Canosa di Puglia; «il presidente cinese Ping» parlando di Xi Jinping (ma questo era difficile, lo concediamo al ministro Di Maio); «i miei alter ego» invece degli omologhi… Cose banali, tanto quanto quel famoso tunnel dei neutrini per cui l’allora ministro Gelmini fu – giustamente – fatta a pezzi. Il problema è che invece oggi nessuno paga, nessuno si sente offeso da tanta pochezza.

Ecco il secondo piano, a cui però accedono in pochi. Che a Di Maio serva più un grembiule da scolaro che un gilet giallo è pacifico, ma in quanti cambiano opinione politica dopo aver sentito tali macroscopiche topiche? In quanti dopo le smorfie e le risatine pensano ai danni di immagine e di credibilità che ministri ignoranti come zappe arrugginite possono arrecare al Paese?

Non si dice di instaurare un’oligarchia di sapienti, anche se a volte la tentazione viene. La cultura di per sé è un valore, ma non è mai stata sufficiente a governare. Le conoscenze tecniche – vedi Monti e i professori – neppure. Ma non si era mai data prima d’ora una classe dirigente che facesse della sua ignoranza (da ieri davvero senza confini) un vanto, una forza e una prova di legittimità presso il popolo, di cui tra l’altro hanno una considerazione infima.

Perché questo dicono fra le righe Di Maio & C.: noi siamo come voi, non sappiamo dov’è il Venezuela, Rousseau è solo un sito, il Re Sole quello delle pasticche. La competenza è elitaria, la cultura roba da casta, uno vale uno. È l’ignorantocrazia, tradizione millenaria dei Cinque Stelle.

IL GIORNALE

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