Effetto Tav in Piemonte: la Lega adesso è tentata di correre da sola

A dettare la partita è il calendario. A Roma si racconta che in settimana l’analisi costi-benefici sarà inviata a Parigi. Sempre in settimana si prevede un estremo tentativo di mediazione da parte di Conte. Altre indiscrezioni raccontano di forti pressioni sul ministro Toninelli per non perdere tempo: il M5s vorrebbe silenziare la diatriba politica e spostare il confronto sui numeri del dossier, sapendo già che saranno a sfavore dell’opera. In ogni caso, potrebbero non esserci decisioni immediate: una delle ipotesi è lo stop ai bandi di gara per poi attendere le mosse della Francia. Anche la Lega – che ormai ha sposato la Tav come fattore identitario per il partito, oltre che per il Nord – non smania per la resa dei conti. Non prima delle europee e prima ancora del voto in Abruzzo e Sardegna, l’occasione per contarsi e per valutare il risultato di Forza Italia.

Perchè la partita sulla Tav è legata alle regionali in Piemonte, dove l’accordo sull’espressione della candidatura da parte degli «azzurri» scricchiola. Mentre Sergio Chiamparino è già in campagna elettorale, preoccupato all’idea di vedersi sfilare da Salvini il «copyright» del Sì alla Tav, Alberto Cirio – ad oggi il competitor del centrodestra – è fermo ai box in attesa di sapere se i magistrati chiederanno o meno il rinvio a giudizio nell’ambito dell’inchiesta sui rimborsi-spese che lo vede indagato come ex-consigliere regionale.

Anche per questo nell’ottica della Lega il voto in Abruzzo e Sardegna sarà dirimente: un eventuale flop di Forza Italia, accompagnato dall’espressione in Piemonte di un candidato logorato dal passare dei mesi, potrebbe essere l’occasione che Salvini aspetta per imporre all’alleato indebolito un suo nome: un esponente della società civile, più che un uomo di partito. Comunque nelle sue corde.

LA STAMPA

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