Politica, giustizia e ipocrisie

di Angelo Panebianco

La richiesta di autorizzazione a procedere contro il ministro dell’Interno in relazione alla vicenda della nave Diciotti ma anche il braccio di ferro in corso fra la Procura di Catania e Salvini sul caso della Sea Watch, ci ributta addosso uno dei nostri problemi irrisolti. Esso riguarda i margini di libertà che spettano alla decisione politica in uno Stato che, come il nostro, si atteggia, non sempre in modo credibile, a «Stato di diritto».

I regimi ibridi, che mischiano democrazia e autoritarismo, possono assumere differenti fisionomie. Due tipi possibili (fra i tanti) sono la «democrazia illiberale» e la «democrazia giudiziaria». Nella prima vige il panpoliticismo: il governo controlla, almeno in linea di principio, tutto e tutti. Anche i giudici dipendono dal governo. Qui la politica non deve sottostare a vincoli giuridici. Come sappiamo da esempi contemporanei il governo non rischia nulla nemmeno se fa ammazzare, in patria o all’estero, i propri oppositori.

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