Ha finito di ridere

Nulla voglio togliere alla bravura degli investigatori che hanno individuato e arrestato Battisti in Bolivia, ultima sua residenza, avranno la nostra eterna gratitudine. Ma la verità, soprattutto politica, è un’altra, meno enfatica rispetto a ciò che appare. La verità è che Battisti ce lo ha ridato su un piatto d’argento Bolsonaro, da poche settimane nuovo presidente del Brasile, primo presidente di destra di quel grande e complicato Paese. Intendo dire che la novità non è stata giudiziaria o investigativa ma politica, perché ovunque nel mondo ha comandato la sinistra, Battisti è stato e continuerebbe a essere un ospite gradito e ben protetto.

Cesare Battisti, prima che la libertà, ha perso le elezioni. E questo la dice lunga su quel cancro che è stata l’internazionale socialista, lobby che ancora oggi santificherebbe volentieri un delinquente comune, un assassino. Se la sinistra italiana fosse stata meno ipocrita e camaleontica, Cesare Battisti sarebbe in un carcere italiano da trent’anni. Il problema è che su di lui è mancata una parola chiara e definitiva dei grandi capi dei partiti comunisti e post comunisti italiani che si sono succeduti in questo non breve lasso di tempo. Anzi, ancora ieri da quelle parti c’è stato qualcuno che ha evocato e invocato un provvedimento di amnistia. Mettere in cella Battisti è una vittoria, sapere che i suoi complici politici e intellettuali vecchi e nuovi non pagheranno mai è invece una sconfitta.

IL GIORNALE

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