Grottesca sfida sui corpi da salvare. Sulle navi Sea Watch e Sea Eye, la prima partita tra Di Maio e Salvini in vista delle europee

Ad ogni buon conto, il vicepremier si rivolge a Malta, nelle cui acque territoriali si trovano le due imbarcazioni. “Malta faccia sbarcare subito donne e bambini da quelle imbarcazioni e li mandi in Italia. Li accoglieremo. Siamo pronti ancora una volta a dare, come sempre, una lezione di umanità all’Europa intera. Poi ci mettiamo al telefono con ognuno dei capi di stato europei e li costringiamo a rispettare le quote previste per ogni Paese”. Poco dopo, Palazzo Chigi lascerà trapelare la notizia di una telefonata tra Conte e Di Maio: hanno concordato la linea, vogliono contattare Malta.

E’ una sfida che sa di poco: più tattica che di sostanza. Gioca sulla pelle di 7 persone tra donne e bambini, non si cura degli altri 42. Ma questa è la prima sfida a viso aperto di Di Maio a Salvini: il primo tentativo di smarcarsi dal vicepremier leghista, ‘dominus’ nel governo fin dall’inizio soprattutto sulla questione dei migranti. Una sfida così minima sul piano dei contenuti che il ministro degli Interni può permettersi il lusso di non fare polemiche, oltre a non smuoversi naturalmente.

Sono le 19.20 circa quando Salvini risponde, sempre su Facebook. Eccolo:”Una nave tedesca e una nave olandese, in acque maltesi. Ma ad accogliere dovrebbe essere ancora una volta l’Italia. La nostra Italia che ha già accolto quasi un milione di persone negli ultimi anni, la nostra Italia dove più di un milione di bambini vive in condizioni di povertà assoluta. Il traffico di esseri umani va fermato: chi scappa dalla guerra arriva in Italia in aereo, come già fanno in tanti, non con i barconi. Possiamo inviare a bordo medicine, cibo e vestiti, ma basta ricatti. Meno partenze, meno morti. Io non cambio idea”.

Prima del post, aveva risposto a muso duro a Roberto Saviano che lo invitava a smettere di fare il “pagliaccio” e ad “aprire i porti”: “Le polemiche di sindaci o di pseudo scrittori che non capiscono quello che leggono non mi toccano, perché sono impegnato a lavorare e non a polemizzare”. Nulla di nuovo. Semmai di peggio.

Non a caso Salvini torna a citare i sindaci, quelli che in questi primi giorni del nuovo anno stanno tenendo banco a livello nazionale nella protesta contro il decreto sicurezza, da Leoluca Orlando a Palermo a Dario Nardella a Firenze, Luigi De Magistris a Napoli fino al presidente dell’Anci Antonio Decaro. Proprio sui sindaci ieri il premier Conte aveva tentato di prendere l’iniziativa, cercando di correggere la linea dura di Salvini e annunciando la disponibilità del governo a incontrare i vertici dell’Associazione dei Comuni.

Ecco, anche su questo Salvini non cambia posizione. A 24 ore dall’apertura di Conte, dell’incontro con i sindaci a Palazzo Chigi si è persa traccia. O per lo meno è Salvini che continua a sfuggire, si mostra palesemente non interessato, non vorrebbe essere coinvolto, oggi ha fatto di tutto per lasciar cadere la cosa. Massima distanza dall’iniziativa del premier, che stride che i toni usati dal leghista: “Sindaci amici dei clandestini, traditori degli italiani”. All’ufficio anagrafe di Palermo, mentre era in corso un presidio di protesta contro il decreto sicurezza, è anche arrivata da Digos per controlli. Salvini ufficialmente prende le distanze, di fatto non cambia la sua narrazione: “Protestano solo 10 sindaci sugli 8mila dell’Anci”, dice, pregustando la battaglia interna all’associazione dei comuni per la presidenza (a ottobre, ma ancora non è emerso un primo cittadino leghista papabile per la candidatura anti-Decaro).

Su Sea Watch e Sea Eye si sta attivando anche l’Unione Europea. Il commissario all’Immigrazione Dimitri Avramopoulos sta contattando i vari stati per cercare un porto sicuro per i 49. Senza successo. A Bruxelles l’apertura di Di Maio e Conte viene apprezzata, ma è poca cosa. Non risolve il problema di una Europa che resta insensibile anche sotto Natale.

L’HUFFPOST

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