Prendersi cura del Paese

di Gian Antonio Stella

«E vi si chiederà: voi dov’eravate?». Mentre se ne va l’Annus horribilis del ponte di Genova, crollato sotto il diluvio alla vigilia di Ferragosto tirandosi dietro quarantatré morti, tornano in mente le parole che disse anni fa il geologo Annibale Mottana all’Accademia dei Lincei, davanti al presidente Giorgio Napolitano. Denunciava la cecità scellerata di chi per decenni aveva finto di non vedere quanto accadeva nella zona rossa vesuviana, sepolta sotto colate di pattume urbanistico come se il Vesuvio «fosse un monte» e non un vulcano attivo. E chiudeva appunto con quel monito: « Vi si chiederà: voi dov’eravate?». Una domanda da riproporre davanti a tanti lutti, disastri, problemi di questo 2018. Dove troppo spesso è svettata una domanda: davvero non si poteva evitare? Dall’«Aqua granda» salita a 156 centimetri facendo rivivere ai veneziani l’incubo del ‘66 fino alla bufera che ha devastato i boschi del Veneto, la natura ha avuto certo il suo peso. Schiacciante. Eppure non mancano, anche in questi casi, le responsabilità più o meno gravi della cattiva manutenzione. A Venezia per i soldi malamente spesi in oltre tre decenni per il Mose (8 miliardi; 2,5 per le opere di salvaguardia, 5,5 per le paratie già bloccate dalla sabbia con una manutenzione prevista da cento milioni l’anno), nelle valli per la mancata cura di foreste lasciate a se stesse dopo l’abbandono dei paesi di montagna al loro destino. Sempre lì siamo, al tema della manutenzione. Che non fa vincere le campagne elettorali come le promesse più roboanti, ma consentirebbe a un Paese a rischio come il nostro di evitare certe tragedie. Come appunto quella del ponte Morandi, che poco dopo il battesimo cominciò già a chiedere continui interventi di rattoppo, compreso il rifacimento di uno strallo nel ’93 (un quarto di secolo fa) e che già nel 2001 spinse la studiosa Giovanna Franco a firmare un saggio dove scriveva di un «grave degrado della struttura». Denuncia seguita da altre denunce mentre chi avrebbe dovuto prendere sul serio gli allarmi guadagnava tempo cavandosela con «una manutenzione ordinaria a costi standard». Finché dal ponte, sempre più vetusto, cominciarono a cadere di sotto calcinacci e rottami… Senza che nessuno si prendesse la briga di fermare il traffico.

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