Brexit, la premier May resiste: bocciata la mozione di sfiducia

La notte dei lunghi coltelli in casa Tory, preparata per settimane, si consuma in due ore. Ma i coltelli per ora sono spuntati. Theresa May vince la sfida sulla mozione di sfiducia contro la sua leadership nel partito che minacciava di schiantarla nel pieno dell’arrampicata sugli specchi dell’ultimo sforzo negoziale sulla Brexit, a costo di precipitare nel caos l’iter di uscita del Regno dall’Ue e un Paese intero. Mentre si vede offrire paradossalmente una dose di gerovital, sebbene solo per il tempo di «completare una Brexit ordinata», come puntualizzato nel decisivo appello dell’ultimo minuto condito dalla promessa di farsi da parte prima delle elezioni del 2022. E, chissà, una prospettiva meno labile di salvare quel faticoso accordo raggiunto con Bruxelles la cui ratifica a Westminster (rinviata in extremis per evitare una bocciatura certa) potrebbe tornare a galla a gennaio come unico salvagente, giusto un po’ riverniciato, di fronte all’incubo a quel punto incombente del “no deal”.

A tramare l’agguato era stata l’ala dei brexiteers ultrà – guidata dal rampante Jacob Rees-Mogg e dietro le quinte da Boris Johnson -, capace dopo mesi di manovre, minacce e preannunci di mettere infine insieme le 48 lettere necessarie di deputati favorevoli sfiducia, pari al quorum richiesto del 15% del gruppo parlamentare.

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