Grillo e il gilet di lotta e di governo

Viceversa, in Italia il popolo dei «gilet gialli» cioè degli arrabbiati con il sistema – è al comando delle operazioni, basterebbe che dimostrasse di essere capace di raggiungere, con gli strumenti che la democrazia mette a disposizione, i suoi obiettivi.

Altra cosa se Grillo pensasse invece alle adunate, strumento principe delle dittature di destra e di sinistra, per convogliare, amplificare ed esibire il consenso. Sarebbe una sorta di «gilet gialli» alla rovescia (pro governo), in pratica l’insediamento, attraverso l’uso della piazza, di una democrazia extraparlamentare, visto che da quella parlamentare i Cinquestelle non stanno cavando un ragno dal buco. C’è una terza possibilità, e cioè che si voglia più semplicemente innescare una stagione di gran casino sociale per coprire le proprie incapacità. Funzionerebbe più o meno così. Di Maio e Toninelli nel weekend scendono in piazza, gilet giallo d’ordinanza, con il volto coperto e la spranga in mano per impedire l’apertura della Tav, contro l’Europa cattiva e a favore del reddito di cittadinanza. Alla sera vanno a casa, doccia, spuntino, cambio d’abito e via da Barbara d’Urso e Giletti a spiegare in diretta tv che la Tav purtroppo si deve fare, che all’Europa vanno fatte concessioni e che il reddito di cittadinanza non potrà mai essere quello promesso.

Se poi nel pomeriggio c’è scappato il poliziotto ferito, ci sta pure un passaggio contrito e sdegnato non fa mai male – a difesa delle eroiche forze dell’ordine e contro i violenti che inquinano la protesta democratica. Confesso che ho finito gli aggettivi per definire lo stato confusionale in cui si trova questa gente.

Un partito di governo che si augura la rivolta della piazza è più che un ossimoro, è una totale bischerata.

IL GIORNALE

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