Soldi in Svizzera, gli italiani hanno già portato più di 11 miliardi

“La maggior sicurezza che uno può avere al momento- dice dal canto suo Fabio Poma, direttore della fiduciaria WMM Group di Lugano -è portare il proprio denaro all’estero. Così la gente ha la possibilità di investire in altre valute. In Italia è un po’ difficile”. Stessa musica anche da parte di un’altra società del settore, Schmitz & Partner di Minusio, nei pressi di Locarno. “C’è il timore di un’uscita dall’euro e dell’introduzione di una nuova lira. Ecco perché molti ricchi del Norditalia si sono avvalsi del breve percorso verso il Ticino, per portare i propri soldi nelle banche svizzere e di convertirli in franchi”, spiega il titolare della finanziaria, Holger Schmitz. Il ritorno dei capitali italiani, dopo la caduta del segreto bancario, se da un lato fa piangere Roma, dall’altro fa tornare un po’ di sorriso a Lugano.

L’impegno degli istituti di credito a mettersi in regola ha avuto, infatti, pesanti contraccolpi sull’occupazione dei bancari. Solo nel 2017 i posti di lavoro persi, nel Canton Ticino, sono stati 240. Ora si spera che la tendenza si inverta.

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