Salvini boccia l’ecotassa per le auto, Di Maio rilancia sulle pensioni d’oro

alessandro barbera
roma

Doveva essere la volta buona per definire nel dettaglio il compromesso con la Commissione europea sulla Finanziaria per il 2019. Non è accaduto nemmeno stavolta. È stata invece l’ennesima giornata di caos mediatico: prima la marcia indietro sull’ecotassa per le auto a benzina e gasolio, poi gli annunci sui tagli – sempre più alti – alle pensioni ricche, infine l’ipotesi di pagare premi ai dipendenti statali attraverso titoli di Stato. Quel che emerge da tanta propaganda è la sostanziale difficoltà dei due azionisti di governo a marciare uniti su qualunque dossier. Al tavolo con il premier Giuseppe Conte (assente Tria per protesta) sono state individuati risparmi fra i quattro e i cinque miliardi, eppure Bruxelles ne chiede non meno di otto. Siamo vicini alle due manifestazioni di sabato a Torino e Roma a sostegno di No Tav e governo. Fino ad allora – raccontano da palazzo – inutile sperare in una schiarita con l’Europa. La campagna elettorale permanente dei due leader ha bisogno di facili bersagli.

Alla prima comparsata televisiva del mattino Matteo Salvini sconfessa il sistema di bonus-malus sulle emissioni delle auto: «Se si vuole aiutare chi ha auto elettriche o ecologiche bene, ma senza penalizzare quelle a benzina o diesel. Il settore è già tassato a livelli folli».

A chi obietta che la questione è regolata dal contratto di governo, il leader leghista risponde che quel contratto nel 2020 «andrà rivisto». Il contratto parla genericamente di «applicare la regola comunitaria del chi inquina paga», non esattamente in linea con una norma che penalizzerebbe qualunque motore tradizionale e l’intero settore dell’auto italiana. «Non ci rendiamo conto delle centinaia di migliaia di persone impiegate direttamente o indirettamente», dice il presidente dell’Amma Giorgio Marsiaj. La modifica dell’ecotassa (fra i 150 euro e i 3.000 per tutti i mezzi benzina o diesel) avverrà al Senato. Resta solo da capire se le penalizzazioni verranno eliminate del tutto o fortemente ridotte. Ci saranno solo – così dice Luigi Di Maio su Facebook – i bonus per elettriche e ibride: fra i 1.500 e i 3.000 euro su ogni nuovo acquisto. Eppure il sottosegretario Cinque Stelle Laura Castelli dice che l’ecotassa «resterà» e il ministro dell’Ambiente Sergio Costa insiste sulla necessità di «salvaguardare il pianeta». Anche stavolta c’è di mezzo una manina senza arto né corpo: la norma è apparsa a copertura di un emendamento leghista a «sostegno dei pescatori nel fermo biologico». I leghisti – sotto la garanzia dell’anonimato – accusano di «blitz» la Castelli e il sottosegretario (Cinque Stelle) ai Trasporti Michele Dell’Orco. I Cinque Stelle dicono di aver avuto l’avallo del sottosegretario (leghista) all’Economia Massimo Garavaglia e della relatrice (anch’essa del Carroccio) Silvana Comaroli.

Il caso pensioni d’oro

Per coprire l’ennesimo caso su una misura impopolare il bombing mediatico si sposta poi su qualcosa di più spendibile: le cosiddette pensioni d’oro. Poco importa se si tratta dell’ennesima questione divisiva: nel governo giallo-verde quel che conta è distinguere chiaramente i due colori. Di Maio annuncia tagli «fino al quaranta per cento» agli assegni più alti, la Lega fa sapere che «sui numeri si vedrà in Senato», quando l’emendamento dovrebbe essere (il condizionale è d’obbligo) introdotto. Alla disperata ricerca di coperture il vicepremier rispolvera la tabella che prevede tagli per fasce di reddito compresi fra il dieci e il venti per cento. Di Maio ora raddoppia la posta, ma omette di dire che la fascia più penalizzata sarebbero gli assegni superiori ai cinquecentomila euro: in Italia è un privilegio concesso a ventitré persone.

LA STAMPA

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