Caos nel Pd, Minniti pensa di mollare

carlo bertini
roma

Il grande freddo cala come una coltre di neve tra Marco Minniti e Matteo Renzi. Reo di aver portato allo sbando le sue truppe con queste voci di volersi costruire un nuovo partito. Che creano una situazione paradossale, per cui si deve lavorare ad un congresso mentre una metà dei componenti di quel partito pensa di andarsene. Proprio la metà che dovrebbe sostenere la corsa di Minniti, che percepisce freddezza e scarso impegno, tanto che sta valutando se mollare. Il caos regna sovrano e mentre l’ex leader è volato a Bruxelles, i suoi seguaci in giro per l’Italia non sanno che pesci prendere. Se cioè mettersi ventre a terra per Minniti segretario o se cominciare a pensare di seguire il loro capo: immaginando che magari Renzi sia davvero in procinto di mollare gli ormeggi per dar vita ad una «cosa» nuova mutuata dall’esperienza dei comitati civici che stanno nascendo su sua ispirazione contro il governo giallo-verde.

E a questo punto, mentre di qui al 12 dicembre si devono raccogliere le firme per le candidature, Minniti sta valutando se mollare la partita del congresso: una decisione deflagrante, che potrebbe essere annunciata nelle prossime ore e che porterebbe conseguenze pesanti sul partito. Il Pd potrebbe implodere al punto che qualcuno arriva a mettere in dubbio che possa celebrarsi il congresso qualora Minniti dovesse abbandonare il campo.

«La candidatura non fa passi avanti», ammettono quelli del cerchio stretto renziano di matrice fiorentina. Mentre i renziani sono infastiditi da questo tira e molla, sostenendo che lui vuole solo trattare posti per i suoi e meditano se fare una scelta diversa per il congresso (rispuntano voci su Teresa Bellanova possibile candidata), Minniti si ritrae. E disdice le apparizioni televisive che stavano organizzandogli, lasciando solo le presentazioni del suo libro, come quella di ieri a Bergamo. I suoi uomini più vicini come Nicola Latorre o Achille Passoni si chiudono a riccio senza smentire nulla. La situazione è grave, tanto che Lorenzo Guerini, il più strenuo sostenitore della candidatura Minniti tra i renziani, è costretto a fare la parte di quello che cade dalle nuvole. «Noi siano al lavoro. Non mi risulta proprio che voglia mollare», dice il presidente del Copasir prima di infilarsi in una riunione con altri big renziani per provare a chiudere la falla. Fatto sta che ancora Minniti non dispone di una segreteria o di un portavoce, di una struttura di supporto. «Bisogna partire e lo stiamo facendo, non ci sono indecisioni sulla candidatura», garantisce Ettore Rosato. La verità è che Minniti si preoccupa di cosa farà davvero Renzi. Il quale non offre certezze a nessuno. Ma senza la sua struttura per Minniti è dura. «Ma come fa Marco a candidarsi?», si domanda uno dei suoi amici ex parlamentari . «Tu fai una battaglia per ricostruire il Pd e i tuoi sostenitori stanno con un piede fuori dal partito?»

LA STAMPA

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