Flat tax, Tria: ci saranno 600 milioni. Ma Salvini lo corregge subito: “Sono il triplo”

Manovra, si va avanti. Incuranti di tutto. Degli avvertimenti di Bankitalia e dell’Ufficio parlamentare sul Bilancio, dei moniti del Fondo Monetario Internazionale e della Ue, delle perplessità dei ministri Tria e Savona. E dello spread, che oggi in apertura è tornato a risalire.

E’ il leit motiv di Salvini e Di Maio, ribadito anche stamattina dopo che ieri sera i due vicepremier erano addirittura scesi davanti a palazzo Chigi, interrompendo il vertice sulla manovra, per dimostrare anche attraverso una photo-opportunity la loro unità di intenti.

Ma intanto emerge uno scontro sulla flat tax tra il ministro Tria e Salvini. Il ministro dell’Economia in commissione Bilancio ha detto che gli interventi previsti per la flat tax dal governo avranno un costo nel primo anno di soli 600 milioni, per poi salire a 1,8 miliardi nel 2020 e a 2,3 miliardi nel 2021: in totale 4,7 miliardi in tre anni. Ma Salvini ha contestato la previsione. “Sono di più, un miliardo e 700 milioni”, ha detto, a margine dell’anniversario dalla fondazione dei Nocs della polizia.  “La manovra è di circa 16 miliardi ma per le riduzioni fiscali ha un ammontare stimabile di circa 1,7 miliardi. Comunque lunedì arriva il decreto fiscale, i numeri saranno scritti e non mentono”.

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La parola chiave è “tradimento”. Salvini non vuole tradire le promesse fatte sulle pensioni, così come Di Maio. “La manovra non cambia, ho assunto un impegno per cambiare la Fornero e adesso perché qualcuno a Bruxelles, lo spread o Bankitalia mi dice che non va bene dico agli italiani che ho scherzato? Io la manovra non la cambio, io vado dritto”, dice di prima mattina il leader della Lega dagli schermi di Agorà su Raitre. Incalzato subito dal capo politico dei Cinquestelle, che dai microfoni di Radio Anch’io ribadisce lo stesso concetto: “Non si può tornare indietro. Se vengono a dire che non possiamo toccare la legge Fornero questo è un giudizio politico. Io i cittadini non li tradisco”.

E se proprio non bastasse, ci pensa il ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro a chiarire: “Se noi vogliamo accettare uno Stato in cui le politiche economiche

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sono decise in base allo spread, in cui la finanza speculativa decide le politiche del governo, se è così tanto vale dare le chiavi a Soros a Blackrock e diciamo governate voi. Gli italiani hanno votato per cambiare”. La ciliegina sulla torta, sempre di Fraccaro, è che “Bankitalia ha perso credibilità” e che quelli dell’Ufficio parlamentare di Bilancio (che di fatto è una authority indipendente sui conti pubblici) sono poco più che dei ragionieri.

Insomma, una controffensiva in piena regola di fronte alle voci insistenti che parlano di un governo sull’orlo della spaccatura sulla manovra, con il ministro del Tesoro Giovanni Tria sempre più nel mirino. Spiega quest’ultimo: “A seguito della mancata validazione del quadro macro economico programmatico da parte dell’Ufficio parlamentare di bilancio il Governo ritiene opportuno confermare le previsioni contenute nel Def”. Lo ha detto in audizione alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato dopo la mancata validazione della Nota di aggiornamento al Def da parte dell’Upb. “Non dobbiamo lasciare che la volatilità di breve termine dei mercati offuschi la nostra capacità di formulare valutazioni e previsioni equilibrati. I rischi politici ed economici internazionali sono sempre esistiti ed è anche per questo motivo che nei documenti di programmazione si formulano previsioni prudenziali e non ottimistiche. Ma non possiamo, né non dobbiamo, basare il quadro programmatico su scenari di rischio a ribasso altrimenti stravolgiamo il significato di tale previsione”.

L’ultima smentita arriva ancora dal ministro Salvini e riguarda la tentazione – nel caso in cui la manovra salti – di mollare tutto e andare al voto. “Se volessi le elezioni sarei egoista. Da segretario della Lega dovrei volerle visto che se andiamo a votare eleggo il doppio di senatori e deputati. No, io ho firmato un impegno. Sto qua e continuo per 5 anni a fare quello che mi sono impegnato a fare. Sondaggi sì o no. Spread sì o no”. Una promessa, e anche un po’ una minaccia.

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