Tav, sfuma la gara per il tunnel. A rischio gli 813 milioni dell’Ue

maurizio tropeano
torino

Adesso il rischio di perdere, in parte o del tutto, gli 813 milioni che l’Unione Europea ha messo a disposizione per la realizzazione del tunnel di base della Torino-Lione è diventato concreto. Infatti Telt, la società incaricata di costruire e gestire l’opera e che avrebbe dovuto pubblicare il bando di gara internazionale per 2,3 miliardi di euro entro l’estate, ha deciso di non farlo «perché la società non intende agire contro la volontà dei due Paesi», fanno sapere dall’impresa. In realtà il Paese che si sta opponendo alla Tav è uno solo, cioè l’Italia del governo giallo-verde guidato da Giuseppe Conte. Nella bozza del Def circolata ieri pomeriggio, infatti, viene ribadito che per quanto riguarda la Torino-Lione sarà sottoposta al riesame di un’attenta analisi costi e benefici.

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Secondo il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, la verifica dovrebbe essere pronta a novembre, cioè due mesi dopo la dead line fissata nel planning dei lavori concordato con l’Ue per la concessione dei finanziamenti. In realtà il ritardo è più ampio. Alla fine di luglio Telt decise di lasciare nei cassetti il bando di gara già pronto dopo l’aut aut arrivato via social da Toninelli: qualsiasi avanzamento dei lavori in mancanza dell’analisi costi e benefici sarebbe interpretato come atto ostile.

 

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Da allora il ministro e il governo non hanno adottato atti formali per bloccare l’opera – tra le proteste dei No Tav – tanto che Telt ha lanciato un bando da 37 milioni e mezzo per il monitoraggio ambientale. In molti avevano interpretato quella scelta come l’anticipo della gara da 2,3 miliardi da pubblicare sulla Gazzetta Europea a fine settembre, al limite dei tempi del cronoprogramma internazionale.

 

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Ieri è arrivata la scelta di Telt di non forzare la mano. A questo punto, in caso di mancato rispetto dei tempi Bruxelles potrebbe decidere di ridurre o rimodulare i finanziamenti. A meno di un accordo politico internazionale. Non è un caso, allora, che Telt abbia inviato a Bruxelles e non solo a Roma e Parigi, la conclusione delle analisi tecnico-giuridiche legate a un eventuale scelta di non andare avanti con i cantieri.

Il bando, insomma, sarà lanciato solo con il via libera dei governi. Nelle scorse settimane Parigi non ha messo fretta a Roma anche se non ha mai messo in discussione la realizzazione del tunnel di base. E nei giorni scorsi il nuovo ministro dell’Ambiente, François de Rugy, ha puntato a scoraggiare il traffico merci su gomma, ipotizzando una tassazione sui Tir con targa straniera. Bruxelles ha sempre ribadito che ritiene l’opera strategica. A questo punto anche se le risposte di Parigi e Ue arrivassero a breve è improbabile che il governo italiano decida prima dei risultati dell’analisi costi e benefici.

E in caso di risposta affermativa italiana alla Tav l’entità dei finanziamenti sarà legata alla benevolenza o meno della Commissione. Intanto oggi a Torino, chiamati a raccolta dal governatore Chiamparino, si troveranno le forze economiche e sociali a favore della Torino-Lione. Ci saranno gli assessori ai Trasporti di Liguria e Lombardia colpite dal taglio delle risorse per il Terzo Valico. La partita è aperta.

LA STAMPA

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