L’ordine dei giornalisti della Lombardia apre un’istruttoria su Rocco Casalino

Un’altra grana per Rocco Casalino. Il portavoce del presidente del Consiglio ed esponente del MoVimento Cinque Stelle, già finito nella bufera per le frasi su supposte epurazioni fra i dipendenti del ministero dell’Economia nel caso che il ministro Giovanni Tria non dovesse trovare i fondi per finanziare il reddito di cittadinanza, ora finisce anche nel mirino dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, a cui è iscritto per l’albo dei giornalisti professionisti.

Il presidente Alessandro Galimberti ha annunciato oggi in una nota che il consiglio di disciplina territoriale, responsabile per verificare eventuali condotte non professionali dei cronisti, ” ha avviato l’iter per la trasmissione al Consiglio di disciplina territoriale del file audio registrato dal portavoce del presidente del Consiglio, Rocco Casalino, nell’esercizio delle sue funzioni e destinato a un giornalista”.

“Il Consiglio di disciplina – prosegue il comunicato di Galimberti – dovrà verificare, nell’ambito dell’autonomia riconosciutagli dalla legge 138/2011, se le dichiarazioni del giornalista professionista Casalino, il loro tenore e l’uso del linguaggio siano pertinenti, continenti e compatibili con gli articoli 2 e 11 della legge professionale n. 69 del 3 febbraio 1963″.

In parole povere: l’ordine lombardo dei giornalisti verificherà se Casalino si è comportato in modo pertinente e continente, come è giusto e lecito aspettarsi da un giornalista. Nonostante abbia già ricevuto la solidarietà incondizionata di tutto lo stato maggiore grillino, nei giorni scorsi il portavoce di Giuseppe Conte aveva cercato di smorzare le polemiche riducendo le auspicate purghe a “umori interni al movimento”, “termini coloriti che non celano nessun proposito da perseguire in concreto”.

Ora potrebbe provare a ripetere gli stessi argomenti di fronte al Consiglio di disciplina dell’ordine. Resta da vedere se i consiglieri gli crederanno oppure no. Le sanzioni disciplinari per i giornalisti che vengono giudicati colpevoli vanno dal semplice avvertimento alla censura. Per i casi più gravi sono previste sanzioni che incidono invece sullo status di giornalista di chi se ne rende colpevole: la sospensione e la radiazione dall’albo di appartenenza.

IL GIORNALE

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