Ma su ponte, manovra e Tria nel governo resta la tensione

La coppia Tria-Conte manda in fibrillazione il governo. La terza gamba della maggioranza esce allo scoperto in una settimana calda per l’esecutivo.

Nei giorni in cui l’alleanza gialloverde sarà chiamata a mettere a punto la manovra economica, sciogliendo i nodi su flat tax, Fornero, reddito di cittadinanza, si apre lo scontro tra Lega, M5s e «partito» del premier. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro dell’Economia Giovanni Tria con due mosse mostrano i muscoli contro Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Se Tria, forte della copertura istituzionale del capo dello Stato Sergio Mattarella, non ha mai nascosto la propria indipendenza, la novità è Conte: il premier ha usato il decreto sul crollo Morandi per smarcarsi dalla tutela dei Cinque stelle. Stanco di svolgere la parte del «burattino» nelle mani del vicepremier Di Maio, che Maurizio Crozza interpreta egregiamente, il capo del governo ha rivendicato la propria autonomia. Conte ha messo agli atti come nell’esecutivo esista una terza posizione politica, oltre a quella di Salvini e Di Maio, di cui tener conto.

Tanto che il decreto emergenze, approvato «salvo intese» giovedì scorso in consiglio dei ministri, ha rischiato di saltare e ha provocato l’arrabbiatura di Toti e Bucci, che non sono stati consultati. Per questo Conte li riceverà a Palazzo Chigi. La prova di forza del premier non è piaciuta a Salvini e Di Maio. Dopo l’imbarazzo iniziale, per l’accelerata del premier sul decreto, M5s e Lega hanno provato a spegnere le polemiche. Ribadendo piena intesa con il presidente del Consiglio. Ieri il ministro dell’Interno intervenendo a Domenica Live su Canale 5, ha precisato che – «con il presidente del Consiglio Conte e il ministro Di Maio mi messaggio tutti i giorni, sono persone ragionevoli con le quali andremo avanti cinque anni, per cambiare il Paese. Non litighiamo né sui ponti, né sulle poltrone». Ma in privato i rapporti sono tutt’altro che buoni. Gli ambienti leghisti confermano i malumori dopo il blitz sul decreto emergenze. Che, aggiungono fonti vicine ai 5 stelle, riguardano anche autorevoli esponenti del Movimento, spiazzati dall’attivismo di Conte. C’è la certezza che il presidente del Consiglio abbia ormai superato le paure iniziali e cominci a lavorare, galvanizzato dal sondaggio di Demos per Repubblica che lo colloca al primo posto in classifica per gradimento tra i leader, alla costruzione di un proprio «partito» all’interno della maggioranza. Consolidando l’asse con il ministro dell’Economia Tria, che ieri è finito nuovamente nel mirino dei Cinque stelle dopo la decisione di indicare Domenico Fanizza per l’executive board del Fondo Monetario Internazionale, al posto di Alessandro Leipold. Un incarico di peso, in passato ricoperto da Carlo Cottarelli e Pier Carlo Padoan, su cui Tria ha agito senza interpellare Di Maio e Salvini. I vertici del Movimento hanno scoperto per caso della nomina perché, riporta il Fatto, un altro dei Paesi che saranno rappresentati da Fanizza – oltre all’Italia, anche Portogallo, Grecia, San Marino, Albania e Malta – ha protestato con il governo per non essere stato consultato. Le premesse in vista di una settimana cruciale per il governo lasciano intravedere giornate tese: il vicepremier Di Maio ieri ha posto dei paletti per il via libera alla flat tax: va bene se serve ad aiutare la classe media. Salvini, da parte sua, puntualizza che il reddito si cittadinanza si può fare, purché non diventi una forma di assistenzialismo sterile. Tutti e due, in pratica, definiscono e sostengono il loro terreno di intervento economico. Il patto è chiaro: non c’è l’uno senza l’altro. Il problema è che così salta, come sostiene l’Europa, qualsiasi equilibrio di bilancio. Il Def dovrà essere varato in consiglio dei ministri entro il 27 settembre. Una partita che vedrà in campo tre squadre: M5s, Lega e la coppia Conte-Tria.

IL GIORNALE

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