Ponte Morandi, l’agghiacciante retroscena: cosa dicevano quelli di Autostrade ai genovesi un mese fa

Il 18 luglio scorso, poco meno di un mese dal crollo del ponte Morandi a Genova, Mauro Moretti, responsabile degli interventi di Autostrade per l’Italia, incontra i residenti dei palazzi sotto il viadotto, quelli che dopo la sciagura sono stati evacuati. All’incontro, spiega il Corriere della Sera, assistono anche consiglieri comunali genovesi e l’esito, alla luce di quanto successo la mattina del 14 agosto, è sconcertante. (Video: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev)

La società Autostrade ha sempre assicurato di aver eseguito la manutenzione necessaria, ora i pm indagano sui tiranti e l’ipotesi è quella del cedimento dello strallo 9, su cui presto sarebbero dovuti iniziare nuovi lavori. Moretti, incalzato dai residenti preoccupati per la continua caduta di calcinacci e pezzi di calcestruzzo, un mese fa ammetteva che “ci sono elementi di disagio sulla parte esterna, siamo in un ambiente che non voglio dire sia salino al 100% ma siamo molto vicini al mare…”.

L’opera, spiegava, “è un po’ come il corpo umano, dobbiamo farci passare qualcuno che evidenzi mali o danni dei quali si cominciano a vedere i primi segni. Per questo è previsto un intervento molto importante in futuro, che andrò a risarcire il danno a oggi subito e i danni di possibile e futura generazione per quanto riguarda le opere di sostegno, quindi gli stralli, ovvero i tiranti, che lavorano all’inverso rispetto a quello che è il normale funzionamento delle strutture, e questo nel tempo ha generato grazie all’azione vuoi del carico, vuoi degli agenti esterni, necessità di manutenzione”.

Le criticità, insomma, erano note a tutti. Stefano Della Torre, il consulente che aveva coordinato lo studio consegnato ad Autostrade nell’ottobre 2017, è ancora più chiaro: “Noi abbiamo osservato che c’erano comportamenti anomali di quella particolare struttura, all’interno della quale a nostro avviso erano presenti forti criticità. Per questo avevamo suggerito la necessità di un ulteriore approfondimento diagnostico. E avevamo consigliato un monitoraggio continuo 24 ore su 24, a partire dal momento della consegna della nostra relazione. Per noi era opportuno partire subito. Purtroppo non è stato così”.

LIBERO.IT

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