Si riduce l’ossigeno nelle grotte, in Thailandia un soccorritore muore nelle operazioni di recupero dei ragazzi

Uno dei soccorritori dei dodici ragazzi bloccati nella grotta di Tham Luang nel nord della Thailandia è morto nella notte, per carenza di ossigeno, mentre stava rientrando alla base dei soccorsi dal punto dove si trovano da ormai dodici giorni i ragazzi e il loro allenatore. Lo ha comunicato il comandante delle squadre speciali della Marina Thailandese, Arpakorn Yookongkaew.

La vittima, Samarn Poonan, era un ex membro delle squadre speciali della Marina thailandese, stava lavorando come volontario e aveva poco più di trent’anni. «Ogni tentativo di salvargli la vita è stato vano», ha dichiarato il comandante dei “Navy Seal” thailandesi, aggiungendo che per stabilire la causa della morte occorrerà aspettare l’esito dell’autopsia. L’incidente non cambia nulla nella missione: «Continueremo finché non l’avremo portata a termine».

Ci vogliono 11 ore per compiere il tragitto di andata e ritorno tra l’entrata della grotta Tham Luang e il punto dove i 12 giovani calciatori e il loro allenatore sono bloccati.

In particolare, mentre il primo tratto consente ormai di camminare con i piedi nell’acqua, l’ultimo chilometro abbondante tra la terza base intermedia – che funge da area di sosta e di rifornimento per i soccorsi – e i ragazzi, viene percorso in circa tre ore.

È improbabile che l’intero percorso venga liberato dall’acqua prima del weekend, quando sono previste nuove piogge. Anche per questo, all’esterno della grotta altre squadre di soccorritori continuano a perlustrare la giungla sulle pendici della montagna, nella speranza di individuare un’entrata alternativa dalla quale possano essere fatti uscire i ragazzi.

LA STAMPA

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