Stadio di Roma, Parnasi ai pm: “Erano i politici a cercare me per i finanziamenti”

Edoardo Izzo
Roma

Ha «pagato» profumatamente tutti i partiti politici. E lo ha fatto perché «sono i politici a cercarti per essere finanziati, e se non lo fai sei fuori dai giri che contano». Nell’interrogatorio fiume durato oltre 11 ore, l’imprenditore Luca Parnasi, ha cercato di ribaltare la proporzione spiegando ai pm di Roma di «essere stato avvicinato da diversi esponenti politici e di aver pagato, ma di non aver contattato lui i potenti di turno». Una strategia difensiva, quella adottata dagli avvocati Emilio Ricci e Giorgio Tamburrini legali di Parnasi, che permetterebbe di far passare il loro assistito come vittima di un sistema nel quale chi non «paga» resta fuori dai giochi delle opere pubbliche. E proprio su questi finanziamenti sono in corso accertamenti da parte della procura di Roma. «Tutti i soldi versati sono frutto di pagamenti regolarmente registrati e messi a bilancio. In nero ho pagato solamente il capogruppo romano di Forza Italia, Davide Bordoni», ha spiegato Parnasi al procuratore aggiunto Paolo Ielo e al pm Barbara Zuin che lo incalzavano con le domande. L’indagine dei carabinieri del Nucleo Investigativo, infatti, non si limita alla liceità dei finanziamenti, ma agli eventuali «accordi corruttivi» che potrebbero essere alla base delle erogazioni. Quale utilità aveva Parnasi a finanziare la Lega, il Movimento 5 Stelle, e il Pd partiti, almeno in campagna elettorale, distanti tra loro? Il costruttore nel corso dell’atto istruttorio ha spiegato che «E’ importante pagare un po tutti i partiti per ottenere appoggi nelle mie attività imprenditoriali», ma il sospetto è che potrebbe esserci di più: ovvero accordi già presi per realizzazioni di opere pubbliche future.
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La lista con i 15 politici finanziati depositata dai legali di Parnasi

Due giorni fa alla fine dell’interrogatorio, i legali di Parnasi, hanno depositato una lista di 15 nomi: sono politici che hanno usufruito di aiuti per l’ultima campagna elettorale. Tra loro, come ricordava anche una collaboratrice del costruttore in un’intercettazione telefonica, ci sono anche: «Ferro 5, Minnucci 5, Agostini 15, Mancini 5, Polverini 10, Giro 5, Ciocchetti 10, Buonasorte 5». Oltre a loro, nella lista, compaiono i nomi dei due avvocati romani, Mauro Vaglio e Daniele Piva entrambi candidati – e non eletti – con il M5S alle elezioni politiche del 4 marzo. Entrambi erano stati personalmente scelti dal vice premier e ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, e dallo staff del M5S. «Tutti soldi leciti», ha ribadito Parnasi, ma anche su questo il faro dei pm è puntato. Non è chiaro, infatti, se i finanziamenti siano leciti o meno, anche se il riferimento a fatture emesse a giustificazione dell’erogazione, stando all’accusa e all’ultima informativa dei carabinieri di via In Selci datata 20 giugno, lascerebbe presumere una natura illecita. In totale Parnasi avrebbe investito nell’ultima campagna elettorale oltre 300 mila euro, considerando i 150 mila dati alla fondazione Eyu per una consulenza e 100 mila euro alla Lega. Altri 60 mila euro sarebbero stati spesi per cene e campagne per altri politici locali.

 

L’istanza di scarcerazione presentata dagli avvocati del costruttore

La difesa di Parnasi, intanto, ha depositato istanza di scarcerazione. L’istanza, presentata al termine dell’atto istruttorio, si basa essenzialmente sulla collaborazione che il costruttore sta dando ai pm romani. Un gesto, secondo la difesa, di buona volontà e di pentimento. L’aggiunto Paolo Ielo e il pm Barbara Zuin dovranno esprimersi sulla richiesta di scarcerazione e dare un parere nei prossimi giorni.

LA STAMPA

 

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