Le condizioni di Conte per tornare al tavolo: “Voglio una telefonata di scuse”

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Il vertice a Parigi di venerdì si farà soltanto se Giuseppe Conte riceverà una telefonata di scuse da Emmanuel Macron. Questa volta non basterà uno scambio via WhatsApp come l’ultimo, quando il presidente francese era stato il primo a congratularsi con il premier italiano dopo il giuramento al Quirinale. Con grande sollecitudine, Macron era stato l’unico leader mondiale a chiamare Conte persino prima, quando era un semplice premier incaricato e ancora non c’era stato lo strappo di Luigi Di Maio con il Colle sull’impeachment. Segno che Macron cercava e sperava in una sponda facile con l’Italia in chiave europea.

Che qualcosa fosse cambiato nel feeling tra i due si era capito già al G7 di Charlevoix, in Canada. Dove Conte si è fatto vedere molto più a suo agio con Donald Trump che con i suoi omologhi europei. Un’intesa, quella con Washington, che si è saldata sulla Russia e in parte anche sul più morbido atteggiamento verso la politica commerciale della Casa Bianca sui dazi, ma che ha un senso strategico ben preciso. E Palazzo Chigi lo sta formalizzando in queste ore: gli Stati Uniti come partner privilegiato e la buona predisposizione verso Mosca, servono al governo giallo-verde per indebolire il predominio franco-tedesco sul Vecchio Continente. E l’immigrazione è il nervo attorno al quale gonfiare i muscoli con l’Ue.

 

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Asse con Visegrad

Un azzardo preparato dal ministro dell’Interno, il leghista Matteo Salvini, con il gruppo di Visegrad, i Paesi del blocco a Est. Ieri, prima che si precipitasse verso lo scontro aperto con Parigi, Salvini ha sentito i ministri dell’Interno di Ungheria, Austria, Germania e Francia. Con Gérard Collomb, il leghista si è scatenato in una vera e propria protesta: «Da che pulpito ci date lezioni e dite che siamo vomitevoli – è stata la sua telefonata – Dopo che alla frontiera italiana con la Francia avete respinto donne e bambini?».

 

Una reazione che ha compattato tutto il governo contro le accuse del partito di Macron En Marche e del premier francese Edouard Philippe, secondo il quale l’Italia andrebbe incontro a «violazioni degli obblighi internazionali». Anche Conte segue la scia del leghista, ma decide di contrattaccare solo quando è il presidente francese in persona a intestarsi la sconfessione della strategia italiana, definendo «cinici e irresponsabili» i comportamenti di Roma. A quel punto Palazzo Chigi pubblica prima un comunicato di risposta, poi lascia filtrare la possibilità di annullare il vertice tra Conte e Macron fissato per venerdì a Parigi. come anticipato dal sito de La Stampa. Uno strappo che suonerebbe clamoroso e che a gli occhi di Conte può essere evitato solo con una telefonata riparatrice: «Dobbiamo farci rispettare, serve un gesto da parte sua». I canali diplomatici con la Francia sono stati attivati: se quel gesto non ci sarà entro oggi, il presidente del Consiglio resterà a Roma.

 

 

«Per ora», spiegano fonti del governo, la visita è confermata, anche se condizionata a questa telefonata. Intanto, il cerimoniale di Palazzo Chigi procede all’organizzazione cercando di soddisfare l’inedita richiesta dello staff di far viaggiare il premier su un aereo di linea, dopo il tentativo sfumato per il Canada. Pur conoscendo i rischi di far sedere il premier tra viaggiatori comuni, gli uomini di Conte vogliono perseguire questo obiettivo almeno per Consiglio europeo di Bruxelles del 28-29 giugno, e per il futuro starebbero anche pensando a una legge ad hoc per alleggerire le misure di sicurezza.

 

La sfida libica

La tensione è massima. Disertare il bilaterale di Parigi potrebbe essere un punto di non ritorno per le relazioni europee. Per questo anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, quando ha incontrato il premier per la lista dei sottosegretari, ha chiesto preoccupato aggiornamenti sullo scontro con i francesi.

 

Dietro la maschera inferocita che sta indossando Conte, si intravede un disegno preciso e una convinzione che va oltre l’affaire della nave Aquarius. Che Macron sia interessato a barconi e migranti perché secondo fonti di governo «vuole stringere i suoi interessi in Libia, a discapito dell’Italia». Secondo i grillo-leghisti, il presidente francese avrebbe approfittato del vuoto della crisi politica italiana per entrare in competizione sul terreno del Paese africano, storicamente cruciale per il governo e le aziende italiane.

LA STAMPA

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