M5S-Lega, intesa sul premier: Conte in pole. Ma ora è battaglia per il ministero del Tesoro

Ilario lombardo
roma

Oggi pomeriggio, al Quirinale, Matteo Salvini guarderà negli occhi il presidente Sergio Mattarella consapevole di avere in mano il destino del governo del cambiamento. Se nascerà o meno dipenderà molto di più dal leader della Lega e dalla sua interazione con il Capo dello Stato, che da Luigi Di Maio.

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Non è tanto quando dice che il nome scelto da Lega ed M5S per Palazzo Chigi è «un nome equilibrato che soddisfa noi e loro», che Salvini tradisce la preoccupazione dell’ultimo miglio, prima del traguardo. Ma è quando afferma che «speriamo che nessuno metta veti su una scelta che rappresenta la volontà della maggioranza degli italiani», che sembra lanciare un ultimo avvertimento. Ora o mai più, dice Salvini, pronto a sfidare il Quirinale sui ministeri. Uno in particolare: quello dell’Economia, che nell’organigramma definito ieri, dopo tumultuose telefonate avvenute sabato, deve essere affidato a un tecnico espressione della Lega.

 

 

 

Dopo il passo indietro di entrambi i leader, lo schema dell’accordo prevede che sia un terzo nome indicato dal M5S a sedere a Palazzo Chigi, e un esperto che piace al Carroccio a guidare il Tesoro. I nomi sono pronti. Per il premier è Giuseppe Conte, il civilista, docente universitario, ripescato dalla squadra dei fantaministri di Di Maio. Conte è l’unico possibile premier che sia mai stato discusso nella stanza di Mattarella, una settimana fa esatta. Non dispiace alla Lega, ma non ha quello standing internazionale che avrebbe gradito il Colle. Come ne è priva l’unica opzione politica rimasta al M5S, Riccardo Fraccaro. Un’indicazione fatta per essere subito scartata. Segno che dietro Di Maio, i lagastellati non hanno mai trovato un terzo nome davvero convincente per tutti.

 

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Il problema però potrebbe sorgere su un’altra casella fondamentale dell’esecutivo, quella che più aspettano di conoscere Europa e mercati . Perché al Mef i leghisti hanno intenzione di mandare Paolo Savona, economista di lunga esperienza, 82 anni, già ministro dell’Industria in un governo tecnico (Carlo Azeglio Ciampi). Savona negli ultimi anni si è avvicinato a posizioni molto critiche nei confronti dell’euro, in linea con l’ideologia degli economisti cooptati dal Carroccio di tendenza sovranista. Idee che scaldano il cuore di Salvini, ma che potrebbero essere considerate spericolate dal Colle.

 

 

Per un attimo c’è stata anche la possibilità di chiedere l’Economia per Di Maio. Una suggestione sfumata subito e sostituita dalla proposta di creare per il capo politico del M5S un superministero, Lavoro più Sviluppo economico. Grillini e leghisti sembravano ormai pacificati sul fatto che su Economia, Difesa ed Esteri, avrebbe accolto i consigli del Quirinale. Una condivisione rassicurante che potrebbe essere messa a rischio dall’insistenza di Salvini sul Tesoro. Agli Esteri sembrerebbe fatta per l’ex ambasciatore Giampiero Massolo, anche se alla Lega piacerebbe avere in squadra ad occuparsi di questioni europee pure Enzo Moavero Milanesi, giurista, un profilo in apparente contrasto con il corredo genetico sovranista e anti-sistema del governo giallo-verde, visto il passato da ministro degli Affari Europei del governo di Mario Monti. Moavero ha preso tempo e ha telefonato ad alcuni amici di Bruxelles per consigliarsi sull’opportunità di un suo incarico. Certo, dalle parti della commissione Ue la vivrebbero come una scelta di moderazione rispetto alle spinte anti-europeiste in Italia. Allo stesso modo tranquillizzerebbe gli alleati di Washington il nome di Guido Crosetto, che rispunta per la Difesa. Convinto atlantista, stimato dai grillini, il deputato è in procinto di lasciare il gruppo di Fratelli d’Italia per passare al Misto.

 

In questo gioco di bilanciamenti di sponda con la presidenza della Repubblica è entrata anche l’importante delega ai servizi. Andrebbe al grillino Vito Crimi (un’esperienza al Copasir ) e non più al leghista Giancarlo Giorgetti, per riequilibrare il peso di Salvini all’Interno. Crimi è l’unico senatore in quota M5S nel governo. I numeri fragili della maggioranza parlamentare a Palazzo Madama non consentono altri trasferimenti di uomini. La Lega avrebbe voluto Giorgetti all’Economia. Come il M5S avrebbe voluto Di Maio premier. Solo Salvini potrebbe accontentarli, facendo cadere il suo veto. I grillini sperano ancora in Mattarella.

LA STAMPA

 

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