Di Maio: “Ogni discorso con la Lega è chiuso”. Martina apre: “Disponibili al dialogo”

di SIMONA CASALINI

ROMA – “Se i 5Stelle confermano la fine di qualsiasi tentativo di un accordo con la Lega, siamo disponibili a valutare questo nuovo e importante scenario”. Apertura di Maurizio Martina a un’eventuale collaborazione con il M5s per provare a formare il nuovo governo. La via per provare a “scongelare” il partito passa anche da una chiamata corale: “Ci impegniamo ad approfondire questo percorso di novità con tutto il partito, coinvolgendo in primo luogo i nostri gruppi  dirigenti. E la direzione nazionale deve essere chiamata a valutare ed eventualmente deliberare un percorso nuovo”.

Decisivo, dunque, il passaggio in direzione. Il segretario reggente del Pd ha parlato al termine della consultazione con il presidente della Camera Roberto Fico, incaricato di sondare l’ipotesi di un governo M5s-Pd. Faccia a faccia durato poco meno di un’ora e finito alle 15,30. Alle 18 è iniziato l’altro incontro istituzionale della giornata, con i 5 Stelle.

Governo, Martina: “Pd disponibile a valutare accordo con 5stelle se chiudono con la Lega”

Il segretario Martina ha detto anche altro, delineando i paletti dell’eventuale azione comune: “Abbiamo ribadito al presidente Fico che l’asse di riferimento fondamentale gira attorno ai 100 punti del programma del Pd, e in particolare nelle tre sfide essenziali richiamate durante le consultazioni al Quirinale”, quindi “l’Italia è chiamata a scegliere se contribuire a un stagione europeista o se ripiegare sul sovranismo. Noi siamo per un lavoro deciso perché l’Italia contribuisca, assieme alla Francia e alla Germania, a una nuova agenda europea; il rinnovamento della democrazia, al di là della deriva plebiscitaria; le politiche del lavoro e di contrasto alla povertà e alle diseguaglianze” rispettando “gli equilibri di finanza pubblica”.

Insomma, ha concluso Martina, “siamo ad un passaggio di fase potenziale, aspettiamo ora delle vere risposte su questi temi fondamentali”.

Nella delegazione dem oltre al segretario reggente, Maurizio Martina, il presidente del Pd, Matteo Orfini, e i capigruppo al Senato e alla Camera Andrea Marcucci e Graziano Delrio. Marcucci e Orfini, renziani, avevano più volte manifestato perplessità sul dialogo con il M5s; Martina aveva chiesto un dialogo, ma senza ambiguità, mentre il ministro Delrio – considerato un renziano moderato – non aveva chiuso a priori: nei giorni scorsi aveva anche auspicato un referendum tra gli iscritti sulle possibili soluzioni di governo.

Prima dell’incontro con Fico, si erano tutti riuniti al Nazareno: un vertice che alcune fonti dem raccontano assai vivace. Marcucci e Orfini avrebbero sostenuto la necessità di tenere una linea più cauta e ferma, mentre il segretario Martina caldeggiava l’apertura al dialogo con i Cinque stelle, a patto della chiusura del forno con la Lega.

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Alla fine, con Delrio e Guerini mediatori, si è giunti a una sintesi su tre punti: stop chiaro al “forno” tra M5s e Lega, far partire la discussione dai cento punti del programma elettorale del Pd (che vuol dire non ‘abiurare’ quanto fatto dai governi di Matteo Renzi e Paolo Gentiloni) e far passare la scelta con un voto della direzione Pd. Direzione di cui si ipotizzano anche i possibili giorni di convocazione: mercoledì 2 maggio o, più presto, il 30 aprile. Agli antipodi le prime dichiarazioni di altri esponenti dem: dal renziano Michele Anzaldi che dice: “Così passa un messaggio incomprensibile e umiliante per i nostri elettori”, a Gianni Cuperlo che, come la ministra Marianna Madia, appoggia la linea Martina. Possibilista anche il Guardasigilli. “Se si è davvero irreversibilmente consumata la possibilità di un accordo tra M5s e Lega – dichiara Andrea Orlando – saremmo di fronte a un fatto nuovo di cui dovremmo tenere debita considerazione”. In mattinata si era espresso anche il ministro uscente dello Sviluppo economico Carlo Calenda, con una battuta: “Vedo il serio rischio che il Pd sia troppo antisistema per allearsi con il M5s attuale”, aveva scritto su Twitter.

Sul fronte cinquestelle, è stato Emilio Carelli, ospite di Agorà, a tenere aperto il “forno” con il Pd: “È imprenscindibile la figura di Renzi, perché Renzi è una figura ancora importante come leader del Partito democratico. Salvini in questi giorni si è autoescluso”. E sottolinea che il M5s non è disposto “ad ammucchiate, a governi di larghissime intese. Noi puntiamo ad un governo politico che governi il Paese”. Ancora più esplicito il deputato grillino Carlo Sibilia: “Archiviata l’esperienza Salvini che ha preso la sua decisione di restare legato a Berlusconi, ora credo che non ci siano più impedimenti per far avviare un governo M5s-Pd. I nostri programmi hanno diversi punti di contatto”.

Intanto il leader della Lega, Matteo Salvini – dopo aver evocato una “passeggiata” su Roma – insiste sull’imprescindibilità del centrodestra: “Io credo che bisogna partire dal centrodestra che ha vinto le elezioni. Non esiste un governo senza centrodestra”. Diversa la posizione del leader di FI: “Il presidente Sergio Mattarella – ha detto Silvio Berlusconi – sa quello che fa”.

Ma sull’intera giornata di trattative politiche aleggia anche il monito del cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana. Contro lo stallo politico del nostro paese, “la Chiesa auspica che si arrivi ad una soluzione perché è chiaro che il vuoto di potere danneggia soprattutto i poveri”, così il presidente dei vescovi rispondendo ai giornalisti nel corso di una conferenza a Bruxelles.

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