Travaglio: «La sinistra complice di Berlusconi. M5S? Errori sulle liste, ma va messo alla prova»

«Pensavo di non dover scrivere più un libro su Berlusconi e invece…». E invece Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano e critico irriducibile del leader di FI, ne ha fatto uno nuovo, nove anni dopo l’ultimo: 400 pagine, un «riepilogo completo della sua vita e, diciamo, delle sue opere».

L’ex premier dice che ha scritto falsità e accuse infamanti, come i rapporti con la mafia.

«Lo scrive la Cassazione nella sentenza Dell’Utri. Berlusconi viene citato 137 volte. Si racconta di come abbia pagato stabilmente, per vent’anni anni, Cosa nostra. Una sentenza agghiacciante. Se vuole querelare qualcuno, quereli la Cassazione».

Di Berlusconi si è scritto di tutto. Perché un nuovo libro?

«Pensavo che dopo l’ignominia del 2011, quando cadde, venisse archiviato. E invece, rieccolo. Molti ragazzi pensano che quelle su Berlusconi siano opinioni, e invece sono fatti, sentenze».

Se è ancora al centro della scena è perché continua ad avere consenso.

«Il suo merito è la capacità mimetica. Se ne va nel 2011 con l’immagine dell’impresentabile. Ritorna nel 2018 come un nonno rassicurante e animalista. Una parte degli italiani è credulona».

Credulone anche Eugenio Scalfari? O quei quotidiani internazionali che lo hanno rivalutato?

«Scalfari sa benissimo chi è. Il suo “meglio Berlusconi che Di Maio” è di pura convenienza, è quell’establishment di gente ricca che teme l’incertezza. Stesso input per i giornali: puntellano Berlusconi gli stessi che festeggiarono la sua caduta».

Anche la sinistra?

«Lo sdoganamento da parte della sinistra è abbastanza ripugnante. Sono sempre stati complici: il dubbio è se lo abbiano fatto gratis o siano stati pagati. L’unico non colluso è stato Prodi».

Addirittura complici?

«Un esempio: da 24 anni Berlusconi dovrebbe avere due televisioni invece che tre. C’è una sentenza della Corte costituzionale. Tra i ministri delle Comunicazioni che l’hanno ignorata c’era anche Paolo Gentiloni, il candidato premier preferito anche dal capo di FI».

Veramente Berlusconi ha altri alleati.

«Ma lui spera che vadano bene il Pd, la Bonino. E che vadano male Salvini, la Meloni. Tutto vuole tranne che fare il governo con i suoi alleati. Come faccia poi il centrosinistra ad allearsi con uno che, in un’altra legislatura, comprò dei loro senatori, resta un mistero. Però il problema è Di Maio».

I candidati M5S di problemi ne hanno.

«Quando ti apri alla società civile ti esponi al rischio che ti possano fregare. Certi casi fanno ridere, altri sono seri, come quello del presidente del Potenza. Che puoi fare? Se lo scopri, lo cacci: è questo che fa la differenza con gli altri».

Nessun errore nella selezione?

«Sì. Avrebbero dovuto preparare le liste molto prima. Farle all’ultimo minuto è stata improvvisazione».

M5S parla molto di rimborsi, ma poco di politica.

«A parte che erano donazioni, io trovo stupefacenti i tanti che le hanno fatte piuttosto che i pochi furbi. Per quanto riguarda il programma, quello dei Cinquestelle mi sembra buono».

Sono pronti per governare?

«Probabilmente no. Ma Berlusconi la prima volta lo era? Durò solo sette mesi. Ora si pensano le combinazioni più assurde per lasciarli fuori».

Forse perché non sono competenti?

«Se quelli che li avversano fossero stati così competenti come dicono, i Cinque stelle non sarebbero mai nati. Penso vadano messi alla prova».

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