Elezioni 2018: saranno 35 collegi del Sud a decidere la partita del voto

Chi vince le prossime elezioni? È possibile ottenere una maggioranza assoluta in un sistema che vede tre poli alternativi? Per scoprirlo, bisogna capire cosa sta succedendo nei singoli collegi uninominali, come i candidati sul territorio stanno spostando voti e se la vittoria di una coalizione o di un’altra nelle zone in bilico potrà avere ripercussioni sul dato finale. La situazione è abbastanza cristallizzata. Il centrodestra è in largo vantaggio al nord, il centrosinistra al centro, mentre in buona parte del sud è sfida aperta tra Movimento cinque stelle e centrodestra. Se la coalizione di Berlusconi, Salvini e Meloni, riuscisse a imporsi anche nel Mezzogiorno potrebbe ottenere la maggioranza assoluta dei seggi.

Leader e peones

Le campagne elettorali sono due: una, mediatica e incentrata sui leader, è quella per il proporzionale, che determinerà i due terzi del Parlamento. L’altra, sul territorio, riguarda 348 collegi uninominali (232 alla Camera, 116 al Senato). Lì corrono alcuni leader (mai uno contro l’altro) qualche big e molti peones: la vittoria è certa per chi prende un voto più egli altri.

Il sito Rosatellum.info

Un gruppo di studiosi legati a Quorum, YouTrend e Reti, ha elaborato Rosatellum.info, un’analisi collegio per collegio basata su sondaggi, serie storiche e trend in grado di determinare quanto un collegio sia «sicuro» e quanto sia incerto, ovvero i collegi nei quali la differenza tra le prime due coalizioni è inferiore al cinque per cento dei voti. Sono i collegi contendibili, quelli nei quali un candidato o una campagna azzeccata possono cambiare il corso delle cose. Secondo Rosatellum.info ce ne sono 113, 78 alla Camera e 35 al Senato.

«Effetto trascinamento»

Spostare gli equilibri nei collegi maggioritari non solo garantisce parlamentari eletti, ma ha anche un «effetto trascinamento» — seppur piccolo — sul collegio proporzionale soprastante, che è formato dalla «somma» di diversi collegi maggioritari affiancati.

Il nord è deciso

Al nord la partita è quasi chiusa. Il centrodestra ha largo margine di vantaggio in buona parte dei collegi e quelli incerti sono solo 29 (su 138), 21 alla Camera e 8 al Senato. Berlusconi è fuori dai giochi solo in due dei collegi incerti del nord (Torino 2 e Torino 4), mentre in Liguria combatterà alla pari praticamente ovunque, tranne che in due dei 4 collegi di Genova, saldamente in mano ai Cinque Stelle. Discorso simile per il Senato. Degli otto collegi incerti al nord per la conquista di Palazzo Madama, solo uno è conteso tra Movimento 5 Stelle e centrosinistra ( Torino), mentre in tutti gli altri la sfida sarà «classica» tra la coalizione di Berlusconi e quella di Renzi (sono 5 in totale: in Lombardia solo uno, nella zona di Milano che racchiude il centro e tutta la parte est).

La variante adriatica

Al centro, invece, molti collegi sono già considerati sicuri per il centrosinistra e anche in quelli incerti, Pd e alleati sono sempre in vantaggio. La roccaforte rossa tiene, anche se la spina nel fianco di Liberi e uguali rende molti collegi da «probabile» (percentuale superiore a oltre il 10% sul secondo arrivato) a «tendente» (tra il 5 e il 10%). Diverso però il discorso sul litorale adriatico, dove il Movimento 5 Stelle ha sempre ottenuto buoni risultati. Da Rimini a Bari ci sono 18 collegi e sono quasi tutti incerti. Le coalizioni si «spartiscono» equamente le regioni. Il centrosinistra è in vantaggio nei collegi incerti dell’alto Marche (Pesaro, Fano, Ancona); il Movimento 5 Stelle guida da Ascoli a Vasto. Da Cerignola a Bari invece, il centrodestra è davanti alla lista di Di Maio.

Dove si decidono le elezioni

E per tutto il sud sarà così. La vera sfida è tra centrodestra e Movimento 5 Stelle nei collegi del sud. Lì il centrodestra può trovare quella trentina di seggi (tra maggioritario e proporzionale) che ancora gli mancano per ottenere la maggioranza assoluta in entrambe le Camere. La gran parte dei collegi del sud e delle isole è infatti un testa a testa tra Berlusconi e Di Maio. Nell’area metropolitana di Napoli nulla è deciso: di nove collegi alla Camera, solo due sono — di fatto — già assegnati. Negli altri se la giocano, compreso il collegio di Acerra dove c’è una delle pochissime sfide tra big: quella tra lo stesso Luigi Di Maio, candidato premier M5S, e Vittorio Sgarbi per il centrodestra. In tutto il sud c’è un unico collegio alla Camera che probabilmente andrà al centrosinistra, quello di Potenza. Ce ne sono altri due «incerti», quello di Potenza al Senato (che racchiude anche il collegio di Matera alla Camera) e quello di Corigliano Calabro. Per il resto, è sfida a due — aperta e incerta — in ben 35 collegi tra Camera e Senato. Intere regioni sono in bilico: Sicilia, Campania, Calabria. Qualora il centrodestra facesse filotto, cioè riuscisse a vincere i seggi in bilico anche in quelli in cui è per ora dietro, riuscirebbe nell’impresa di ottenere quei seggi in più che a oggi gli mancano per raggiungere i 315 seggi a Montecitorio e i 158 a Palazzo Madama.

Le grandi città in bilico

Zoomando un po’ nella mappa, è interessante vedere come nelle grandi città il risultato è molto più incerto che nel resto del Paese. A Milano sono in bilico 4 collegi su 9 (la competizione qui è centrodestra-centrosinistra), Torino è tutta in bilico in un’affascinante competizione a tre (tranne che per il seggio di Collegno, quello verso la Val Susa che vede il M5S saldamente al comando). A Roma 9 collegi su sedici sono in bilico; a Bari e Napoli è apertissima la sfida tra M5S e centrodestra (con leggero vantaggio per la coalizione di Berlusconi).

Le sfide tra candidati

Detto della sfida ad Acerra tra Di Maio e Sgarbi, non ci sono grandi match tra big, o candidature pesanti capaci di invertire i risultati. Nemmeno la tesissima sfida nel collegio senatoriale di Bologna tra Casini, che oggi si candida col centrosinistra e l’ex governatore della Regione Vasco Errani in lista per Liberi e Uguali. Vedremo se queste due settimane di campagna elettorale potranno invertire la tendenza.

CORRIERE.IT

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